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Versace e Reggio Calabria: come è squallido ignorarsi

di Claudio Cordova – Solo in una città dal livello culturale bassissimo, dalla visione politica e di sviluppo inesistente, dall’arretratezza valoriale ferma a un secolo addietro, può accadere che venga dimenticata una personalità come Gianni Versace. Accade a Reggio Calabria, dove Versace è nato.

Il genio Gianni Versace

Stiamo parlando del Diego Armando Maradona della moda, del Leonardo da Vinci dello stile, dell’Albert Einstein del glamour. Nato in una landa desolata, dove la sapienza era di casa ai tempi della Magna Graecia, ma dove, tra una sagra della salsiccia e un festival della tarantella, è rimasto ben poco che valga.

Ricade oggi il 25ennale della morte dello stilista, assassinato il 15 luglio del 1997 a Miami Beach. Nato in riva allo Stretto il 2 dicembre del 1946, Gianni Versace ha cambiato, anzi, rivoluzionato il mondo della moda. A lui si deve la creazione del concetto di top model. Donne bellissime, innalzate a celebrità mondiali, quando, invece, fino al giorno prima, erano niente di più rispetto a delle “semplici” ragazze immagine. Da Linda Evangelista a Naomi Campbell, passando per Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Carla Bruni.

Un genio, un visionario, che questa terra ha sputato via. In quegli anni, essere omosessuali era uno stigma. Per taluno lo è tuttora, figuriamoci. Versace ha mosso i primi passi nella bottega della madre, a pochi passi dal Duomo di Reggio Calabria. Ma ha dovuto ben presto fare le valigie, non solo per poter esprimere appieno il proprio talento. Ma anche per allontanarsi dalla ristrettezza culturale di una città che, ancora oggi, respinge tutto quello che ritiene diverso, tutto quello che non capisce.

Le colpe di Reggio Calabria verso Versace

Lasciamo stare le grandi città. Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Genova sanno promuovere molto meglio le proprie eccellenze. Parliamo di centri ben più piccoli di Reggio Calabria. Se fosse nato a Prato, ad Ancona, ad Alessandria, a Salerno, queste città avrebbero saputo “sfruttare” (anche in termini di brand e di marketing turistico) l’immeritata fortuna di aver dato i natali a una persona che resterà nella storia. Invece, anche oggi, a distanza di 25 anni dall’uccisione, la città dimentica Gianni Versace. Lo fa per incapacità. Per la miopia di capire che legare il nome della città a una delle case di moda più influenti del mondo, potrebbe dare solo benefici allo sviluppo del territorio. Anche sotto il profilo turistico. Lo fa per quella atavica invidia nei confronti dei concittadini di successo. Forse anche, chissà, per un velo di omofobia che, a distanza di anni, non cade giù.

A 25 anni dalla morte, non esiste un’iniziativa che celebri Versace. Di più, non esiste in città qualcosa che leghi il nome di Reggio Calabria a quello di Gianni Versace. Non un evento fisso, non un museo, non una realtà di promozione del territorio. Anche l’intitolazione dell’auditorium del Cedir risponde a quelle logiche di politica rionale in cui (in una città di 180mila abitanti) diventa notizia aggiustare una fontanella pubblica o riparare un paio di lampioni. Solo il 9 giugno del 2004 si riuscì a legare il nome di Gianni Versace a quello di Reggio Calabria, con il concerto di Elton John (grande amico dello stilista) allo Stadio “Oreste Granillo”.

Le colpe dei Versace verso Reggio Calabria

Fin qui le colpe della città nei confronti di Versace. Ma quante le colpe della famiglia Versace nei confronti della città? I personaggi e i brand illustri hanno sempre contribuito alla crescita dei luoghi di origine. Lo hanno fatto i Benetton a Treviso, Illy a Trieste, Dolce e Gabbana in Sicilia, il campione di tennis Rafa Nadal a Maiorca. L’elenco potrebbe essere lunghissimo. I Versace, invece, hanno scelto, deliberatamente, di abbandonare Reggio Calabria. Una damnatio memoriae iniziata fin dai giorni successivi all’assassinio di Gianni, se si pensa che non vi furono commemorazioni ufficiali di Versace in riva allo Stretto. La prima, il 18 luglio proprio a Miami, mentre l’altra, in Italia, il 22 luglio nel Duomo di Milano, alla presenza di Lady Diana, Elton John, Sting e molti altri.

La famiglia Versace ha abbandonato la città. Fatta eccezione per gli investimenti (non proprio mirati e fortunati) fatti da Santo Versace, qualche anno fa, nella Viola Basket. La famiglia non ha avuto nemmeno la decenza di mantenere in vita lo storico negozio con il brand ufficiale. E, anche se fosse stato in totale perdita, quanto avrebbe potuto incidere sui bilanci dell’azienda? 100 o 200mila euro? Nulla in confronto al fatturato della casa di moda. Tanto, tantissimo, come messaggio per il territorio. Anche oggi, nell’anno del 50ennale del ritrovamento dei Bronzi di Riace, il ruolo dei Versace è inesistente. Forse per le colpe di chi non li ha coinvolti. Forse per la loro voglia di non essere coinvolti.

Fatto sta che Reggio Calabria e i Versace continuano a ignorarsi. E il passare degli anni non cancella lo squallore di questo atteggiamento.

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