Una Calabria da bere, da attraversare, da guardare. Ma soprattutto da vivere. Una terra che, attraverso i linguaggi dell‘innovazione e delle immagini, si affranca dal ruolo di sfondo per diventare protagonista consapevole di una narrazione autentica, plurale e radicata nel presente. Un racconto che non si limita alle parole, ma coinvolge i sensi, evoca visioni, restituisce identità.
È questo lo spirito che ha animato il progetto “Visioni diVine – Exploring Terroir” sostenuto da Arsac, l’Azienda regionale per l’Agricoltura e ideato e promosso dalle giornaliste Manuela Iatì e Fabrizia Arcuri, fondatrici di Fa.Ma. Communication & Lobbying, all’interno del Reggio Calabria FilmFest, dove si è articolato in tre tappe: l’offerta quotidiana di un video a realtà immersiva attraverso i visori Oculus, un talk e una masterclass di vini reggini – patrocinata dall’Associazione Italiana Sommelier (AIS) Calabria – abbinati a piatti della tradizione ripensati dalla magnifica arte culinaria dello chef reggino Filippo Cogliandro.
La postazione “Oculus”, ricavata nella magnifica cornice di Piazza De Nava, dinanzi al Museo Nazionale Archeologico di Reggio, ha accolto per cinque giorni decine di curiosi, dando loro l’opportunità di calarsi in un viaggio per immagini all’interno della Calabria del vino. Un viaggio nella realtà immersiva, appunto, di un filmato che, circondando l’utente a 360 gradi grazie alla tecnologia dei visori, ha regalato, a chi lo ha voluto sperimentare, stupore ed emozioni, ma anche conoscenza.
Ed era proprio questo, d’altronde, lo scopo dell’iniziativa: diffondere la conoscenza del territorio e delle sue produzioni di eccellenza nel comparto vitivinicolo, e farlo attraverso un nuovo modo di comunicare, che facesse della forza delle immagini il suo strumento principe.
«La Calabria è la regione più ricca di biodiversità a livello nazionale, e l‘Italia lo è su scala mondiale. Una ricchezza che si riflette nella qualità e unicità dei nostri prodotti, che promuoviamo anche in contesti fieristici internazionali sotto il marchio “Calabria Straordinaria”», ha commentato Antonio Leuzzi, dirigente Arsac dell’area di Reggio, durante il talk “Visioni diVine – Exploring terroir. La Comunicazione attraverso le immagini, viaggio immersivo nella Calabria tra Cinema e vino“, seconda tappa del progetto.
Il talk, moderato da Fabrizia Arcuri, ha rappresentato non un semplice incontro, ma uno spazio di confronto e visione, per esplorare le possibilità – oggi più che mai concrete – di raccontare appunto il territorio attraverso codici capaci di intrecciare emozione, racconto audiovisivo ed esperienza sensoriale.
«Abbiamo promosso la tecnologia Oculus – ha proseguito Leuzzi – per offrire un‘esperienza immersiva, un viaggio virtuale tra i nostri vitigni, dalle colline alle coste. L‘ho voluto riprovare oggi, qui a Reggio, perché emoziona davvero. È il linguaggio del presente: non basta più descrivere, bisogna far vivere. Cinema, audiovisivo e realtà virtuale sono strumenti potentissimi per raccontare un‘identità antica con mezzi nuovi».
A fare gli onori di casa Michele Geria, fondatore e direttore del Reggio Calabria FilmFest, e Gianlorenzo Franzì, direttore artistico. Due voci complementari ma unite da una visione condivisa.
«Quando mi è stata proposta, ho subito sposato l‘idea, perché vino, territorio e cinema si legano perfettamente. Il racconto del territorio è racconto dell‘identità, sulla quale abbiamo imperniato questa edizione del RCFF», ha esordito Geria. Il suo Festival è da sempre un dispositivo culturale che racconta una Calabria viva, creativa, in trasformazione, capace di generare immaginari nuovi. Con Visioni diVine, questa prospettiva si amplia: la Calabria non viene solo promossa, ma resa protagonista attraverso strumenti immersivi e narrativi capaci di coinvolgere pubblico e territorio.
«Quasi tutto il cinema è identità territoriale – gli ha fatto eco Franzì – Ogni luogo della Calabria è un set naturale con una luce diversa, una qualità visiva che lo rende unico. E oggi, finalmente, non si racconta più solo cronaca nera, ma ogni genere cinematografico. E il Festival lo sta dimostrando ».
Il racconto come leva d’identità, dunque, e il terroir come chiave narrativa totale: non solo luogo fisico di produzione, ma tessuto vivo di paesaggi, saperi, memorie, relazioni umane, che danno forma a un unicum irripetibile. Perché, come sottolineato da Arcuri, «non si vende solo un prodotto, ma la storia che lo accompagna. A rendere potente la narrazione non è la superficie, ma ciò che c’è dietro. Il vino è evocazione, e chi lo racconta deve saper fare entrare dentro un paesaggio, dentro una cultura».
A proseguire su questo concetto, Gianfranco Manfredi, giornalista di lungo corso e vicepresidente di AIS Calabria, l’Associazione dei Sommelier. «Il sommelier non è solo un tecnico: è un narratore. Per conoscere, capire e apprezzare il vino servono i metodi, ma soprattutto un racconto che restituisca l‘identità di ciò che si ha nel calice. Il vino, come il cinema, vive di racconto. La Calabria può fare il salto. Ha il prodotto, ha la storia. Serve solo raccontarla con forza, emozione e autenticità».
A seguire, Ninni Tramontana, imprenditore vitivinicolo e Presidente della Camera di Commercio e di Unioncamere di Reggio Calabria, ha tracciato un quadro lucido sull‘evoluzione del comparto: «Trent‘anni fa eravamo in pochi a crederci. Oggi oltre cento aziende calabresi partecipano al Vinitaly. Ma produrre bene non basta: bisogna raccontare. Il vino si beve prima con gli occhi. Bisogna investire nel packaging, nella comunicazione, nell‘attrattività. Oggi in azienda ci sono giovani che conoscono i mercati, studiano, innovano. I gusti cambiano: dieci anni fa si cercavano bianchi in barrique, oggi si vogliono leggeri, aromatici. Il produttore deve sapere dove va il mondo. Servono competenze, studio, strategia. La qualità non basta: conta come la racconti. Un esempio arriva dai numeri: dalla provincia partono oltre 500 milioni di euro di export l’anno, agroalimentare in testa. Il potenziale è enorme».
Claudio Aloisio, pubblicitario e Presidente di Confesercenti Reggio Calabria, ha poi posto l‘accento sul cambiamento delle abitudini di consumo: «Gli under 40 bevono meno vino, ma il vino ha un vantaggio enorme nel racconto: il territorio. È un binomio inscindibile. Raccontare un vino è fare branding territoriale». E, a proposito del packaging come parte integrante della narrazione: «Non deve solo essere bello, ma coerente. Può ispirarsi al passato o puntare al futuro: l‘importante è che rispecchi il prodotto e parli al pubblico giusto».
A chiudere il cerchio, sul valore del linguaggio e la formazione, Carlo Parisi, direttore di Giornalisti Italia e segretario generale FIGEC CISAL: «A me piace parlare di narrazione. Il vino è parte della nostra cultura visiva, letteraria, simbolica. Ma per raccontarlo servono competenze, i giornalisti devono conoscere ciò che raccontano». E, sul brand journalism, oggetto di disputa nella categoria, ha rivendicato la legittimità di chi comunica il territorio con trasparenza e rigore: «Se esiste il giornalista portavoce di un sindaco, perché non dovrebbe esistere anche il giornalista portavoce di un’Azienda? Raccontare imprese sane, prodotti autentici, anzi, è un atto di responsabilità, che va fatto. Solo così possiamo restituire alla Calabria la dignità narrativa che merita».
A rivolgere i saluti finali anche la co-founder di Fa.Ma. Manuela Iatì. «Ringrazio innanzitutto gli ospiti d’eccellenza che hanno partecipato a questo confronto – ha detto – la nostra scelta si è confermata vincente, abbiamo appreso molto e rafforzato le nostre idee. Visioni diVine nasce proprio per offrire un nuovo modo di comunicare ciò che di bello il territorio offre, e questo incontro, unito agli Oculus e alla masterclass, ci dice che siamo sulla strada giusta».
Ultima tappa del progetto, appunto, una masterclass per giornalisti e artisti ospiti del Reggio Calabria FilmFest presso l’A Gourmet L’Accademia di Filippo Cogliandro. Sei i vini, tutti reggini, degustati dai partecipanti, in abbinamento con le prelibatezze preparate da chef Cogliandro, ambasciatore della cucina calabrese nel mondo, con prodotti locali rielaborati – dal riso di Sibari alla cipolla di Tropea, dal polpo pescato nei nostri mari all’avocado di Catona, dal caciocavallo di Ciminà al bergamotto di Reggio Calabria – e illustrati dal sommelier AIS Riccardo Cannistraci: T’Arricria – Azienda agricola Nesci, Pozzello bianco – Azienda Agricola Barone G.R. Macrì, Janestra – Azienda agricola Viglianti, Fiorello rosato Bivongi doc – Azienda agricola Cosimo Murace, Trapezi 37 Igt Arghillà rosso – Vigne Calarco, Frescabolla bianco – Azienda vinicola Tramontana.
Un viaggio sensoriale all’interno del gusto, capace di intrecciare cinema, territorio, enogastronomia ed emozione, per guardare a Reggio e alla Calabria non più come semplice cornice narrativa, ma come vero soggetto, anche cinematografico, con tutta la complessità e la bellezza che la abitano.