di Paolo Ficara – La religione cristiana comprende cattolici, ortodossi e protestanti che credono in Dio. Poi, nel mondo, c’è chi è devoto a Maometto. Chi segue Buddha o Confucio. O chi venera Vishnu. In Italia, il calcio è molto simile ad una religione. Ma né Gesù Cristo ai suoi tempi né, nel profano, Enzo Bearzot o Marcello Lippi ai giorni nostri, sono mai riusciti a mettere d’accordo tutti. Neanche in quel breve lasso di tempo che li portò poi sul tetto del mondo.
In questo meraviglioso lembo di Terra, teatro di scenari mitologici, tra i pochissimi posti sul globo a sfornare un prodigio come il bergamotto, c’è chi vorrebbe trasformare il calcio da religione a dittatura. Pretendendo la totalità dei consensi, a priori e sulla fiducia. Sia dalla stampa, che dalla tifoseria. Ci dovremmo inchinare tutti ossequiosi, a prescindere da chi e perché.
E’ quanto emerge dall’ultima uscita pubblica del vicecampione europeo di vittimismo – secondo solo al padre – al fianco del suo solito prete confessore. Ormai la proskinesis ha superato, anche come numero di interviste, la devozione di Bruno Vespa verso il compianto Silvio Berlusconi. E se non nominiamo direttamente i soggetti in questione, è solo per ricambiare le loro indeterminatezze nel lanciare frecciate senza qualificare i destinatari delle stesse.
Il tema – tra le tante inesattezze ed astrusità lanciate – è quello dell’attuale numero di abbonati alla Reggina, in vista del campionato di Serie D che inizierà l’8 settembre. E non riteniamo sia stato il nostro articolo sulle stranezze di una campagna abbonamenti, aperta due mesi prima dell’inizio del torneo, a far levare la mano dalla tasca a chissà quanti tifosi. Al di là delle veridicità o mendacità sul numero delle attuali sottoscrizioni.
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Che sono comunque esigue, e di parecchio, rispetto alle oltre tremila tessere sulla fiducia del settembre scorso. Prima che Ballarino si attorniasse di determinati personaggi, già protagonisti di recenti sciagure calcistiche. La cui mimica facciale basta e avanza per allontanare la gente dallo stadio, ancor prima di proferire parola. Tant’è che già durante il girone di ritorno, circa la metà degli abbonati alla Fenice ha preferito disertare il “Granillo”.
Noi non siamo preoccupati dal numero degli abbonati, né possiamo accettare di essere etichettati come responsabili dell’inadeguatezza altrui. Siamo altresì preoccupati dall’assordante silenzio di quella maggioranza di tifosi, che rischia ogni giorno di più di rassegnarsi al vivacchiamento in Serie D. Non protesta. Magari è stufa di leggere continue dispute tra guelfi e ghibellini. E se non da settembre, dopo aver ceduto alla tentazione di acquistare il biglietto singolo, magari da ottobre sceglierà di occupare diversamente le proprie domeniche.
D’altronde, sono per prime le istituzioni cittadine ad aver tradito la fiducia. Dopo l’ultima aberrante conferenza congiunta a Palazzo San Giorgio, nemmeno ci stupiremmo se domattina ci dicessero che Ballarino è il sindaco di Reggio Calabria, mentre Versace e Brunetta sono soci della Reggina.
Il primo si esprime dal primo giorno come se fosse il padrone assoluto della città. Gli altri due sono i principali numi tutelari: parlano di business plan rispettato; prevedono le mosse di mercato; uno dei due si sarebbe addirittura accapigliato in tribuna con i dirigenti dell’Acireale; anticipano l’energia elettrica grazie ad un Falcomatà sempre più simile al commissario Cattani nella Piovra 1, quando è costretto a ritrattare le accuse. Anche se qui siamo su ben altre tematiche, molto meno agghiaccianti rispetto a quelle del noto telefilm anni ’80.
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Siamo a metà luglio. E mentre i dirigenti della Reggina trovano continuamente il tempo di polemizzare verso chi non gli fa l’applauso, le avversarie irrobustiscono sempre di più i propri organici. In attesa di sapere quante e quali compagini campane verranno inserite nel girone I – quello della Reggina – persino la Scafatese si concede il lusso di prendere giocatori che viaggiano tra le cento e le centocinquantamila euro di ingaggio. La SCA-FA-TE-SE. Se a parlare di vittoria del campionato sono club capaci di offrire 500 euro mensili ad un under, cinquecento avete letto bene, è il definitivo insulto all’intelligenza della gente.
Il libro “Non c’è l’alternativa” ha il medesimo successo di incassi. Maledetta ignoranza e stramaledetta cialtronaggine. Ma come fa a non esserci un’alternativa, se il sindaco ha parlato di investitori importanti? O se Bandecchi è stato presente sia al bando per il titolo sportivo che a quello per il marchio? Per non parlare di altri intermediari o soggetti direttamente interessati, che provano a chiedere quanto costa la Reggina ma non ottengono risposta nemmeno ad un semplice e primo messaggio su Whatsapp.
In conclusione, ci rivolgiamo proprio a tutte queste figure imprenditoriali. Che hanno manifestato o provato a manifestare interesse verso la Reggina. Non ci abbandonate. Sforzatevi di percepire lo straziante grido di aiuto, che rimane strozzato in gola ad una piazza ormai incapace di reagire. Rimanere appostati in attesa di sviluppi, può avere un senso: ma se non si interviene ora, già ad ottobre si rischia di accumulare un gap tale da condannarci al dilettantismo anche per il 2025. Chi può e vuole agire, venga allo scoperto. Adesso.