di Paolo Ficara – Allo stato attuale, scrutare l’orizzonte amaranto può risultare semplice quanto futile. Semplice perché la situazione della Reggina, legata all’omologa del Tribunale per quanto concerne l’iscrizione, sembra in discesa. Il timbro dal quarto piano del Cedir potrebbe giungere anche in anticipo rispetto al 12 giugno.
Futile perché mancano ben due settimane alla data fatidica del 20 giugno, termine ultimo per andare in Figc con la fidejussione di 800.000 euro ed i bonifici dei versamenti relativi alle mensilità di marzo, aprile e maggio c.a. più il lordo delle mensilità precedenti, non versato in attesa del pronunciamento del Tribunale. Ed in due settimane, può prendere corpo qualsiasi ipotesi legata al futuro societario.
Logica vuole che se l’attuale proprietà sapesse di avere difficoltà a coprire la cifra necessaria per l’iscrizione – il totale supererebbe i 5 milioni, esclusi i discorsi col Tribunale – dovrebbe trovare nuove risorse. Oppure vendere. Le interlocuzioni, in tal senso, ci sarebbero state.
Nello specifico, un imprenditore italiano (ma attivo all’estero) interessato a rilevare un club di Serie B, avrebbe bussato prima a Reggio. Poi, ricevuta risposta negativa, si sarebbe indirizzato a Terni. Le cose sarebbero due: o la Reggina non è in vendita – se non a cifre estremamente convenienti – oppure c’è chi avrà usato argomenti più convincenti.
Lo scopriremo eventualmente ad omologa avvenuta. Ad oggi, l’ipotesi più probabile è che la coppia Saladini-Ferraro vada avanti con le proprie gambe, pensando forse ad un passo indietro in quel di Lamezia. Ma ribadiamo, sono ipotesi che possono essere ribaltate nell’arco di due settimane. Le fidejussioni bancarie allegate al piano di ristrutturazione della Reggina, peraltro, sarebbero in carico proprio all’attuale socio di minoranza: Angelo Ferraro, destinato forse ad avere sempre più voce in capitolo nelle sorti della Reggina.