Il Comando Provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria ha notificato gli avvisi della conclusione
delle indagini preliminari e le informazioni di garanzia e sul diritto alla difesa nei confronti di n. 51 soggetti, tutti
indagati – a vario titolo – per reati di falso ideologico e materiale nonché per l’utilizzo, in sede di perizie medicolegali, di documentazione artefatta.
L’operazione rappresenta l’esito di un’articolata indagine – coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio
Calabria, diretta dal Procuratore Capo f.f. Dottor Giuseppe Lombardo – che ha permesso di individuare
complessivamente n. 51 soggetti, allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito
all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità, tutti ritenuti autori di plurime condotte illecite
finalizzate a conseguire l’indebita percezione di pensioni o assegni di invalidità civile.
L’attività investigativa, svolta dal Gruppo di Reggio Calabria, trae origine da una denuncia presentata da un
consulente tecnico, incaricato dal Tribunale – Sezione Lavoro di Reggio Calabria, nell’ambito di una vertenza
instaurata per il riconoscimento della pensione di invalidità da parte di un cittadino reggino.
In tale contesto, il perito aveva riscontrato l’inattendibilità di alcune certificazioni mediche, asseritamente
rilasciate da strutture sanitarie pubbliche, riversate nell’ambito del ricorso presso il predetto organo giudiziario.
Sono state, quindi, avviate le indagini che hanno consentito preliminarmente di identificare i soggetti
riconducibili all’apertura della citata vertenza civile presso il locale Tribunale, nei confronti dei quali sono state
eseguite attività tecniche e di perquisizione domiciliare.
Nell’ambito delle indagini che ne sono conseguite, sono state reperite e sottoposte a sequestro copie di
documenti di riconoscimento di soggetti residenti nel territorio reggino, istanze volte a ottenere la pensione di
invalidità e/o altri riconoscimenti indirizzate all’I.N.P.S. con relativi esiti, unitamente a documentazione sanitaria
palesemente artefatta.
A seguito del rinvenimento di tale documentazione durante mirate perquisizioni, i finanzieri hanno effettuato
specifici approfondimenti investigativi, sia mediante acquisizioni documentali presso diverse strutture sanitarie
(alcune delle quali collocate in altre province calabresi), sia attraverso l’assunzione di informazioni testimoniali da parte dei medici risultati sottoscrittori dei certificati rinvenuti (queste ultime attestazioni disconosciute dagli
stessi medici).
Sulla base delle risultanze acquisite nell’ambito dell’attività investigativa, è emerso che gli indagati, a cui era
stato preliminarmente negato dall’INPS il riconoscimento dell’invalidità e/o dell’assegno civile, in sede di
ricorso promosso innanzi al Tribunale – Sezione Lavoro di Reggio Calabria avrebbero presentato
documentazione sanitaria, emessa da strutture pubbliche e private prevalentemente ubicate nella regione
Calabria, risultata falsa e/o artefatta.
Ciò avrebbe indotto in errore il perito nominato dall’Autorità giudiziaria che, al termine della consulenza tecnica,
avrebbe attestato la veridicità della documentazione prodotta, con conseguente riconoscimento, pertanto, in capo
ai ricorrenti di una riduzione permanente della capacità lavorativa e/o di altre patologie invalidanti.
L’architettura fraudolenta è stata posta in essere da due soggetti principali (madre e figlia), già sottoposti agli
arresti domiciliari – nel maggio 2022 – per gli stessi reati contestati agli odierni indagati, nonché per il pericolo di
reiterazione delle condotte illecite e di inquinamento delle prove.
Tali promotori si sarebbe avvalsi, inoltre, della complicità di un dipendente infedele dell’INPS che, a seguito di
accessi abusivi alle banche dati dell’Istituto previdenziale effettuati in assenza di ragioni di ufficio, avrebbe
fornito dati e notizie riguardanti le posizioni e le prestazioni previdenziali dei soggetti indebitamente beneficiari
dei sussidi.
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Indebita percezione di invalidità civile INPS: 51 persone indagate a Reggio Calabria
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