Si è concluso con la sentenza prescrizione del processo “Breakfast” a carico dell’ex ministro dell’Interno ed attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola. Lo ha deciso la prima sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria , presieduta da Monica Lucia Monaco, che nella sentenza ha confermato anche l’assunzione, già decisa in primo grado, per gli altri due imputati, Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi, ex collaboratori dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena.
Matacena è morto il 16 settembre 2022 a Dubai dove era rifugiato da dieci anni dopo essere stato condannato in via definitiva a tre anni di reclusione, a conclusione del processo “Olimpia”, per concorso esterno in associazione mafiosa. Condannato in primo grado a due anni, Scajola fu accusato di inosservanza della pena da parte della procura, reato che avrebbe commesso in favore di Matacena. Essendo giunta la meno aggravante mafiosa, nel dibattimento di primo grado, era stata la stessa Procura generale, nel corso della requisitoria tenutasi lo scorso novembre, a chiedere nei confronti di Scajola il non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione. Nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast”, nel 2014, l’ex ministro Scajola era stato arrestato anche dalla Dia. Nel processo era imputata anche Chiara Rizzo, l’ex moglie di Matacena, condannata in primo grado a un anno di reclusione, con pena sospesa. Nel dicembre del 2022, dopo la morte di Matacena, sia la difesa di Rizzo che la Procura generale avevano rinunciato all’appello. Motivo per cui, nei confronti dell’imputata, la sentenza di primo grado è diventata definitiva.