“Sono 374 i detenuti presenti e solo 124 agenti in servizio, spalmati su più turni, a sorvegliarli in sezioni lunghe oltre 120 metri. Pure al carcere di Reggio Calabria Arghillà la situazione che si è presentata all’analisi della delegazione della Uilpa Polizia Penitenziaria, composta anche dai segretari regionale e territoriale, Salvatore Paradiso e Maurizio Tardio, e da altri dirigenti, con cui ho condotto stamani un sopralluogo è allarmante e necessita di essere affrontata con concretezza e celerità”.
Lo afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “Inoltre, anche sul penitenziario reggino – aggiunge De Fazio – si ripercuotono enormi difficoltà gestionali e operative che derivano dalla cospicua presenza di detenuti affetti da patologie mentali, i quali necessiterebbero di essere adeguatamente curati e che invece subiscono anche loro le disfunzionalità del sistema e non di rado finiscono in vortici che li vedono protagonisti di disordini e aggressioni agli operatori.
Peraltro, la politica di presunta spendig review condotta negli anni passati ha portato all’accorpamento amministrativo del carcere di Arghillà con quello di San Pietro, determinando anche una parcellizzazione che di certo non giova all’organizzazione complessiva, anche per l’ibrido rappresentato da organici unici fra i due plessi per le funzioni centrali e distinti per la Polizia penitenziari. Del resto tutta la genesi della Casa Circondariale di Arghillà è stata travagliata e singolare, basti pensare che a dieci anni esatti dalla messa in funzione, ma a quasi quaranta dall’inizio dei lavori d’edificazione, non dispone di una caserma per il personale, il quale è dunque costretto ad alloggiare in celle riadattate e che lo stesso fondo complementare al Pnrr contempla la costruzione di un nuovo padiglione detentivo, ma non già degli alloggi di servizio”.
“Rivolgiamo un ennesimo appello, pertanto, al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Governo tutto affinché -sottolinea De Fazio – si adottino concrete iniziative di carattere emergenziale che mirino da un lato a immediate assunzioni straordinarie per potenziare al di là dei proclami il Corpo di polizia penitenziaria, mancante di ben 18mila unità, e dall’altro a riforme complessive che possano imprimere efficacia all’esecuzione penale e, in particolare, a quella inframuraria con particolare riferimento alla gestione dei malati di mente. Memori delle sue dichiarazioni circa la necessità di migliorare le ‘indegne’ condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, ci rivolgiamo direttamente al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, invece, per sollecitare una rapida soluzione al problema della caserma che, come ripercussione aggiuntiva, disincentiva anche alla permanenza in sede”.