Non è senza significato, e non potrebbe essere altrimenti, che la Società Italiana dei Territorialisti si sia pubblicamente espressa, con toni decisamente forti, contro la demolizione di piazza De Nava progettata dalla Soprintendenza.
La risoluta presa di posizione segue, ma non è certamente in seconda fila, alle variegate critiche poste da rinomate associazioni ambientaliste nazionali (Fai, Legambiente, Italianostra, ecc). Insomma, tranne l’incauta uscita di alcuni vertici locali del Tci, peraltro contestata dalla base associativa e per nulla razionalmente motivata, e qualche isolata voce professionale in palese conflitto di interessi, sembra che il progetto di demolizione di piazza De Nava per creare uno “spazio aperto” in cui tenere “mostre ed eventi folkloristici” non piaccia a nessuno.
Tra le numerose associazioni culturali reggine, infatti, solo una (Reggio bene comune), peraltro ben etichettata politicamente, si è espressa favorevolmente sulla distruzione della storia cittadina e dell’identità dei luoghi. All’ultima assemblea della Consulta della Cultura, inoltre, su trecento partecipanti solo uno è stato favorevole alla demolizione. Per quanto riguarda, infine, l’orientamento più generale della cittadinanza, un’analisi degli interventi sui social media ha rilevato un’opinione negativa di oltre il novanta per cento.
In ultimo, ma certamente non ultimo, il parere unanimamente espresso dal Consiglio Conunale nella sua interezza il 31 gennaio del 2022.
Insomma, questa demolizione la vuole solo la Soprintendenza, che agisce in palese disaccordo con i dettami del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art. 10 della legge n. 137 del 6 luglio 2002) e sostanzialmente tradisce la sua mission, peraltro rifiutando qualsiasi forma di confronto.
Ma una sponda politica ci deve pur essere ed è di chiarezza lapalissiana quale possa essere.
Basta dare un sommario sguardo ai pareri positivi dei tecnici del Comune e della Città Metropolitana, quando questi rispondevano a un unico vertice. Una questione tanto complessa e urbanisticamente importante per la città liquidata senza un commento che non fosse altro che un copia e incolla di brani del progetto preliminare. Va da sé che non c’è stata nessuna analisi ma un’accettazione supina e acritica dell’input politico.
Il progetto demolitivo va quindi avanti senza che nessuno, al di fuori dei progettisti della Soprintendenza, se ne prenda la responsabilità e, a danno fatto, nessuno se ne assumerà la parernità politica. Ma i fatti sono fatti e si sa chi sono i burattini e, soprattutto, chi è il burattinaio: colui che “la nuova piazza De Nava” aveva citato nel suo programma elettorale.