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L’ospedale ‘nuovo’ di Scilla chiuderà dal 23 settembre: “Locali non sicuri”. Il commissario Lucia Di Furia: “Individuare strutture per attività sanitarie sospese”

“L’ex ospedale di Scilla ‘Scillesi d’America’, secondo quanto previsto dalla programmazione sanitaria regionale, verrà trasformato in ‘Casa della salute’. Al fine di procedere verso questo obiettivo, i tecnici di Invitalia hanno effettuato in questi ultimi giorni una serie di verifiche che riguardano la vulnerabilità sismica e di caratterizzazione dei materiali costituenti i blocchi strutturali esistenti. Dall’esito delle analisi è confermato l’elevato livello di degrado delle strutture indagate, i cui valori di resistenza dei calcestruzzi sono molto al di sotto di quelli normativamente dovuti, tale da richiedere opere di restauro e di consolidamento necessari per riportare il livello di sicurezza ai requisiti minimi previsti dalle vigenti norme”.

Lo afferma in una nota Lucia Di Furia, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.

“Mentre il corpo identificato come ‘vecchio ospedale’ ha dato una sufficiente risposta in termini di sicurezza nei confronti delle azioni orizzontali di natura sismica e nei confronti dei carichi verticali, i restanti corpi, che costituiscono la gran parte della struttura, hanno testimoniato la scarsa qualità di esecuzione dei manufatti e la scarsa qualità dei materiali utilizzati, presentando un’elevata deviazione standard nei campioni analizzati, che definiscono una mancata sicurezza dei locali presso cui viene garantita attualmente l’assistenza sanitaria.

Da quanto emerso, tenuto conto dei bassi livelli di sicurezza riscontrati, deve imporsi la necessità – prosegue Di Furia – di adottare, senza alcun indugio, provvedimenti restrittivi dell’uso di tutti i corpi denominati ‘nuovo ospedale’ – organismi edilizi A, B e C – e di immediato trasferimento di tutte le attività sanitarie erogate in altri siti.

Pertanto – risultando i locali esistenti pericolosi per l’incolumità dei cittadini e degli operatori sanitari – si dispone dal 23 settembre l’avvio dell’attività necessaria a liberare nell’immediato le strutture, cessando le azioni sanitarie erogate.

Allo stesso tempo, entro 24 ore, verranno valutati quali spazi del ‘vecchio ospedale’ e quali strutture limitrofe possano essere utili per accogliere le attività sanitarie sospese, che devono comunque essere garantite: CUP, punto di primo intervento, laboratorio analisi con Punto Prelievi, farmacia, radiologia, endocrinologia, PMA, oculistica, ginecologia, allergologia, cardiologia, pneumologia, psichiatria, centro Salute mentale, chirurgia.

Gli edifici sottoposti a questa momentanea restrizione saranno nei prossimi mesi interessati da un’accurata opera di ristrutturazione, che porteremo avanti con il supporto dei tecnici di Invitalia, al fine di poter riaprire al più presto il presidio sanitario, a quel punto definitivamente convertito in ‘Casa della salute'”, conclude Di Furia.

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