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“Il problema della sanità calabrese? È la politica”: l’opposizione contro il “governo degli spot” del presidente Occhiuto

di Roberta Mazzuca – “Tutti siamo d’accordo nel dire che il sistema così com’è non funziona, va ridisegnato. Ora, se va ridisegnato, non è che possono farlo nel chiuso di una stanza Occhiuto e i pochi collaboratori, che stanno anche scappando tutti. C’è bisogno di un dibattito di merito, per fare scelte anche dolorose, che toccano interessi cristallizzati”. Ad affermarlo nel corso del convegno organizzato dalla CGIL sul “Piano di riordino della rete ospedaliera e territoriale” è Nicola Irto, senatore e segretario del Partito Democratico della Calabria. È lui la prima voce di un coro che, all’unisono, si leva nella Sala degli Specchi della Provincia di Cosenza, e che all’unisono si scaglia contro la “politica del like” adottata, secondo le opposizioni, dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.

“Qualche mese fa passeggiavano i cani nell’ospedale di Lamezia Terme, è caduto il tetto dell’ospedale di Vibo rifatto qualche mese prima, gli ospedali chiudono, ci sono ambulanze senza medici, stiamo tornando a 50 anni fa quando le donne partorivano in casa, i commissari scelti qualche mese fa se ne vanno. È il momento più drammatico nella storia di questa regione per quanto riguarda la sanità. Occhiuto, dunque, – tuona il senatore – invece di fare ogni tanto qualche moina e lisciatina al presidente Giorgia Meloni, dovrebbe chiedere lo stato di emergenza per la sanità calabrese. Finiscila con i like e occupati della salute dei calabresi” – conclude in un appello diretto al presidente.

“Noi di sanità abbiamo parlato davvero poco, – prende poi la parola Antonio Maria Lo Schiavo, consigliere regionale del Gruppo Misto – nel senso che ci è arrivato un unico provvedimento, l’istituzione di Azienda Zero. Gli slogan sono una cosa, ma la realtà che viviamo è altra. Promuovere riforme miracolose che stentano a partire, illude semplicemente i cittadini, i quali non chiedono più neanche il lavoro, ma solo il diritto alla salute. Siamo al paradosso, quello che è un diritto viene chiesto al politico come un tentativo di poter avere accesso alle cure. Questo è il fallimento della politica calabrese”.

“La sanità non si cambia con uno spot populista su Instagram o su un video, la sanità si cambia con grandissimi sacrifici”.

“Noi abbiamo un problema, abbiamo un governatore che se la suona e se la canta da solo, non rispetta i sindaci e le amministrazioni comunali, e anche quando ha ragione passa dalla parte del torto, perché non ascolta nessuno. Presenta questa rete ospedaliera virtualmente, con conferenze stampa e slogan, ma senza mai comunicare con il Tavolo Adduce”. Così la pensa anche Davide Tavernise, consigliere regionale del M5S.

“Non ho sentito parlare degli ospedali di Cariati, Trebisacce, e Praia a Mare, su cui bisogna puntare. La Calabria spende 300 milioni di euro di mobilità passiva, di questi 100 milioni soltanto nella provincia di Cosenza. Abbiamo cittadini dell’Alto Tirreno e Ionio cosentino che non si curano più in Calabria ma in Basilicata. Anche la questione dei medici cubani, alla quale io non mi sono opposto, ha una falla rilevante: sono arrivati con una sola settimana di studio della lingua italiana. Dunque, i nostri medici devono fare ora da traduttori a professionisti che non riescono a dare un servizio eccellente perché non riescono a capire ciò che il paziente gli chiede”.

E riguardo alla questione dei concorsi afferma: “L’Asp di Cosenza è completamente ingessata. E ancora oggi, chi è il direttore sanitario, il direttore generale, il direttore amministrativo, non è il migliore sulla piazza, ma è sempre l’amico dell’amico dell’amico”. “Dobbiamo sforzarci di non nominare le figure apicali in base a quanti voti ci ha portato alle ultime regionali” – l’appello ai colleghi in sala. “Perché così è successo. Oggi chi governa un’azienda sanitaria provinciale di Cosenza sono tutte personalità politiche che hanno votato il centrodestra alle ultime regionali. Penso che dobbiamo scegliere le persone migliori, i migliori professionisti, e non i migliori elettori, e rimettere al centro il merito in questa regione”.

“Oggi avverto una certa reazione ai governi di centrodestra regionali e nazionali e alle politiche che stanno portando avanti” – prosegue sulla stessa linea di dissenso il segretario regionale della Sinistra Italiana, Fernando Pignataro. “Un governatore della Calabria che non reagisce su nulla: non si oppone ai CPR ad esempio, non ha detto una parola sui tagli delle infrastrutture, sul ridimensionamento scolastico, così come non dirà nulla sul fatto che anche sulla sanità ci saranno ulteriori tagli”.

Più tecnico l’intervento di Ferdinando Laghi, consigliere regionale di De Magistris Presidente nonché medico egli stesso: “È del tutto evidente che l’accorpamento per province è stato disastroso. Per esempio, a Cosenza, come si fa a gestire i problemi sanitari di 150 comuni con una struttura che non risponde nemmeno al direttore generale? I concorsi non vengono fatti per le figure apicali, si fanno quasi aspettando poi che il rampollo di turno cresca. È del tutto evidente che il territorio non esiste qui, ma non possiamo omogeneizzare ospedale e territorio abbassando l’efficienza ospedaliera, che è oggi l’unica che abbiamo. Dobbiamo rilanciare le strutture ospedaliere, e la colonna vertebrale calabrese deve poggiare sui 3 Hub e sugli Spoke, cioè una struttura sanitaria con determinati servizi. Ebbene, in Calabria non c’è nessun ospedale spoke che possa dimostrare i requisiti per esserlo, e quindi bisogna far diventare questi spoke fittizi dei veri spoke”.

“In che modo la sanità pubblica può competere con quella privata? Il mitico abbattimento delle liste d’attesa, la digitalizzazione, e le assunzioni. La misura tampone dei medici cubani, ad esempio, ha salvato delle strutture che avrebbero sicuramente chiuso. Bisogna fare concorsi, sfogliare le graduatorie, e dare appeal alla possibilità di lavorare in Calabria” – conclude.

 

 

 

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