“Sarebbe un atto di imperdonabile pirateria se io, scriteriatamente, alimentassi un clima di generalizzato allarmismo. E, tuttavia, sarebbe, però, un atto di imperdonabile ipocrisia se io tacessi su una questione assai rilevante. Sto parlando della Centrale di Sterilizzazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.”
E’ quanto afferma il consigliere comunale di Cosenza, Giuseppe Ciacco il quale denuncia: “La centrale di sterilizzazione è un servizio integrato al macro sistema ospedale e rappresenta uno dei punti cardine nella prevenzione delle infezioni, correlate alle pratiche assistenziali.”
Il consigliere continua e approfondisce poi le ragioni delle sue critiche: “Giusto per intenderci: una delle funzioni strategiche della Centrale è la sterilizzazione di tutta la strumentazione chirurgica, i cosiddetti ferri. Ebbene, la Centrale di Sterilizzazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza non è in regola. Presenta gravi e diffuse criticità. E non le presenta da oggi o da una settimana fa. Le presenta, già, da diversi mesi e, forse, anche, da qualche anno. E non lo dico io. Lo dice il verbale del sopralluogo effettuato l’8 febbraio 2023. A quel sopralluogo erano presenti sia i tecnici dei servizi ospedalieri, sia i tecnici dell’azienda ospedaliera. Quel verbale certifica gli esiti del sopralluogo. E che cosa dice quel verbale? Quel verbale dice cose molto preoccupanti. Dice che: “tutte le apparecchiature di processo sono obsolete e con caratteristiche energetiche e logistiche non in linea con le attuali normative”. Dice che: “i pannelli della controsoffittatura, per garantire la salubrità dei locali, devono essere privi di inquinanti (es. non contenenti amianto) e non spolveranti”.
“E, subito dopo – prosegue Ciacco – attesta ”l’assenza di certificazione del materiale, costituente i pannelli della controsoffittatura”, la quale, in diverse aree, è anche danneggiata. Dice ancora che “le porte tagliafuoco sono presenti soltanto sul perimetro esterno della Centrale; tale soluzione, in caso di incendio nella centrale, non garantisce la sicurezza all’interno della stessa”. Quindi precisa che “nelle more della realizzazione del progetto antincendio, verrà messo in essere un efficiente Piano di emergenza ed evacuazione interno alla Centrale”. Riporta, poi, le osservazioni del consulente dell’Azienda ospedaliera, secondo il quale “le zone filtro delle aree di lavoro della centrale (area sporca, area pulita e area sterile ) non sono a norma secondo le linee guida dell’OMS”. Infine annota, anche, che “la pavimentazione in PVC risulta usurata e deteriorata; il rivestimento delle pareti presenta analoghe problematiche del pavimento; l’impianto elettrico sarà messo a norma”.
“Insomma, la centrale di sterilizzazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è una specie di colabrodo, che fa acqua da tutte le parti. Ciò nonostante, da quel sopralluogo sono trascorsi oltre 6 mesi, e la situazione non è cambiata nemmeno di una virgola. Nessuna apparecchiatura di processo è stata sostituita. Non è stata eseguita nessuna analisi sulla composizione del materiale della controsoffittatura: è possibile, quindi, che, in quei pannelli, ci sia anche amianto”.
Nello specifico: “L’impianto antincendio non è stato messo a norma, né, tantomeno, è stato realizzato, all’interno della centrale, il piano di emergenza e di evacuazione. Le zone filtro quelle erano e quelle sono rimaste. La pavimentazione e il rivestimento delle pareti quelli erano e quelli sono rimasti. L’impianto elettrico non è stato messo a norma. A conti fatti, la centrale di sterilizzazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è una micidiale polveriera, che può esplodere da un momento all’altro. Attenzione: il verbale certifica che, attualmente, in caso di incendio nella centrale, non è garantita la sicurezza all’interno della stessa. Il che significa che, all’interno della centrale, se divampa un incendio, c’è il rischio, serio e concreto, di morire carbonizzati. Ma non solo. Il verbale certifica che, attualmente, la separazione tra le aree, sporche, pulite e sterili, non è buona, perché le zone filtro non sono a norma.”
“Sennonchè, il DPR del 14 gennaio 1997 prescrive, come requisito minimo, proprio, la netta separazione delle 3 aree. E la prescrizione è coerente e, assolutamente, inderogabile, perché il passaggio principale nella prevenzione delle infezioni è rappresentato, proprio, dal processo di sterilizzazione, che, se è eseguito a regola d’arte, determina la distruzione di qualsiasi forma microbica. In altri termini, la centrale di sterilizzazione, in un ospedale, è il presidio di eccellenza per il controllo e per la riduzione delle infezioni ospedaliere, le quali costituiscono una delle complicazioni più gravi dell’assistenza sanitaria: un’infezione ospedaliera presenta un altissimo tasso di mortalità!
“E, allora, stando così le cose – spiega ancora Ciacco – la centrale di sterilizzazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è un micidiale focolaio di infezioni: le 3 aree di lavoro convivono in una condizione di promiscuità selvaggia; le zone filtro non sono a norma; tutte le apparecchiature di processo sono obsolete e non sono in linea con le attuali normative; è possibile che, nella controsoffittatura, ci sia, anche, amianto. Insomma, è una centrale di sterilizzazione, che versa in una condizione di degradante sfacelo e che pone in grave pericolo l’incolumità pubblica. E tutti ne sono a conoscenza. Lo sa il Commissario ad acta della sanità della regione Calabria; lo sa il Commissario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza; lo sanno i tecnici dei servizi ospedalieri; lo sanno i tecnici dell’azienda ospedaliera; lo sa il consulente dell’azienda ospedaliera. E tutti, ostinatamente accaniti, a declinare una scandalosa, scellerata e intollerabile inerzia. Che miserabile vergogna!
“E, allora, al punto in cui siamo, forse l’unica soluzione è l’intervento dei NAS.”