Ad un anno dello scoppio della guerra in Ucraina, avvenuto il 24 febbraio 2022, il conflitto va avanti causando morte e devastazione. Anche gli studenti cosentini, così come
In tutta Italia, non possono rimanere indifferenti di fronte alla fuga dal proprio paese e al massacro di migliaia di persone. La manifestazione di oggi si vuole esprimere contro la guerra in corso e contro il coinvolgimento italiano in questo conflitto: il prezzo di questa politica lo pagano in primo luogo i popoli direttamente coinvolti e in secondo luogo noi, con l’aumento dei prezzi e con i tagli alla spesa sociale.
Comparando il bilancio dell’anno 2020 con la prospettiva di bilancio entro il 2024, il governo Meloni prevede di aumentare la spesa militare e in armamenti di circa 10 miliardi di euro, passando dal 1.4% al 2.0% del PIL previsto in un totale di 4 anni. Dall’altra parte assistiamo al calo della spesa per il settore scolastico, che già è tra le spese percentuali sul PIL più basse d’Europa, che segnala un taglio pari a 2.5 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022. Ogni centesimo dato alla guerra è un centesimo tolto alle nostre scuole.
La politica di definanziamento dell’istruzione pubblica, sostenuta dal governo Meloni, la pagano gli studenti. Tagliare soldi alla scuola significa peggiorare la già allarmante situazione dell’edilizia scolastica. Il 47% delle scuole italiane non ha il certificato di collaudo statico, il 54% non ha il certificato di agibilità, circa 2000 istituti contengono ancora amianto e si conta mediamente un crollo ogni tre giorni. Togliere soldi alla scuola significa diminuire la qualità della didattica, al contrario servirebbe aumentare il numero di professori, dei corsi di formazione e delle attività didattiche. Inoltre, andare a scuola costa sempre più caro, secondo diverse associazioni dei consumatori il prezzo del materiale scolastico all’anno supera i 1000 euro e migliaia di studenti sono costretti ad abbandonare la scuola per via di queste spese sempre più elevate. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a tutto ciò.
Mentre la guerra imperversa e miete vittime, mentre l’inflazione e il carovita aumentano la povertà in tutta Europa, l’industria di armi e le grandi aziende del settore energetico vedono i propri fatturati lievitare. Il costante invio di armi non fa altro che alimentare il conflitto in Ucraina che paghiamo con l’aumento dei prezzi e con i tagli all’istruzione mentre il popolo ucraino continua a subire una guerra brutale nel proprio paese.
“Gli studenti e le studentesse cosentine – si legge nella nota della federazione cosentina del Fronte della Gioventù Comunista- stamattina scendendo in piazza hanno voluto ribadire la loro contrarietà alla guerra imperialista. Contro ogni coinvolgimento del nostro paese nella guerra che causa solo morte e devastazione, siamo in piazza per rivendicare maggiori finanziamenti all’istruzione pubblica e alla ricerca. Per una scuola realmente pubblica, gratuita ed accessibile a tutti. SOLDI ALLA SCUOLA E NON ALLA GUERRA!”