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Inchiesta Rende: la Consulta Pari opportunità e Diritti umani del Comune di schiera contro gli “atteggiamenti inquisitori e colpevolisti” di alcuni movimenti e sindacati

“Come Consulta Pari opportunità e Diritti umani del Comune di Rende riteniamo che i diritti soggettivi, le libertà personali, le garanzie delle singole persone e tutto ciò che rimanda all’autonomia individuale, non abbiano una posizione subalterna rispetto alla conquista dei diritti collettivi, bensì appartengano allo stesso mondo, o meglio coesistono richiamandosi reciprocamente e facendo affidamento gli uni sugli altri. Il valore insindacabile di ogni diritto è rappresentato dal rispetto della dignità della persona in quanto tale.

Così come il diritto al lavoro è inscindibile dal diritto alla piena espressione della propria soggettività, compresa quella relativa alla sfera sessuale, alla sua capacità di autodeterminazione è allo stesso modo inscindibile l’unione tra la più ampia tutela delle garanzie collettive e la più rigorosa protezione dell’integrità della persona e del suo corpo, soprattutto quando si trovi sottoposto a qualsiasi limitazione della libertà. È esattamente per questi motivi – continua la Consulta Pari opportunità e Diritti umani del Comune di Rende – che sosteniamo con convinzione il rispetto dell’art. 27 della nostra Costituzione e del principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio. È proprio per questo che vogliamo sottolineare come atteggiamenti inquisitori e colpevolisti non fanno che ostacolare il progresso civile e la ricerca della verità da parte dei singoli.

Sotto questo profilo alimentare le paure, il senso d’insicurezza e le convenzioni delle persone, ancor prima che le verità processuali vengano accertate, rischia di indebolire un sistema giuridico sempre più incoerente e vulnerabile, anche perché connesso alla sfera politica e alle scelte operate dal Legislatore.

A riprova di ciò, si pensi alle continue proposte di nuove fattispecie penali imprecise e connotate da eccessiva discrezionalità, che violano i caratteri di tassatività e determinatezza tipici delle norme penali. Si riparta, dunque, dalla Costituzione: faro e limite del potere, ma anche custode dei diritti che nessuna inchiesta giudiziaria potrà minare nei suoi contenuti sostanziali, non negoziabili né comprimibili”.

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