«Il momento che vive Catanzaro impone una riflessione profonda e onesta su quanto accaduto negli ultimi decenni. Il declino amministrativo e demografico della città capoluogo non nasce oggi, ma affonda le radici nelle scelte compiute negli anni ’90, quando la ripartizione territoriale della Calabria fu dettata più da logiche campanilistiche che da una reale visione di programmazione». È quanto ha affermato il consigliere regionale Enzo Bruno, capogruppo di “Tridico Presidente”, partecipando nei giorni scorsi al convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Donne Elettrici di Catanzaro, intitolato: “Calabria: tra calo demografico, emigrazione giovanile e invecchiamento della popolazione. Catanzaro capoluogo di regione: inesorabile agonia o possibilità di ripresa?”.
Bruno ha ricordato che quella riorganizzazione istituzionale «ha prodotto tre province deboli al posto di una forte, indebolendo irrimediabilmente Catanzaro, trasformata in un capoluogo di secondo piano. Un danno d’immagine e di prospettiva che la città non ha ancora assorbito».
«Se quella ripartizione fosse stata frutto di una pianificazione seria – ha aggiunto ancora il consigliere regionale – Catanzaro non sarebbe stata privata di funzioni e leve strategiche: scelte che testimoniano l’assenza di una visione e la presenza di equilibri politici che hanno penalizzato il Capoluogo di Regione».
Bruno ha poi ricordato come la città avesse «due poli di eccellenza riconosciuti in tutta Italia: la sanità e l’università. Poli che nel tempo sono stati smontati, fino a perdere quella capacità attrattiva che rendeva Catanzaro un riferimento regionale».
«Oggi – ha proseguito – discutiamo di mattoni e di nuove strutture ospedaliere, ma la verità è che non siamo competitivi perché mancano tecnologia, robotica, intelligenza artificiale, strumenti d’avanguardia. Non si attraggono professionisti di alto livello senza un sistema all’altezza delle sfide moderne. E non è un caso se tanti calabresi continuano ad andare a curarsi fuori. Negli ultimi anni una miope politica di campanile ha prodotto scelte frammentarie che hanno persino portato alla duplicazione della facoltà di Medicina, disperdendo risorse e indebolendo l’offerta formativa complessiva. Decisioni assunte più per soddisfare equilibri locali che per costruire un sistema universitario realmente competitivo e capace di fare rete.» L’Università Magna Graecia deve tornare a essere un sistema, non un insieme di pezzi isolati: dobbiamo invertire la rotta ampliando l’offerta formativa, investendo su aree strategiche come ingegneria e materie scientifiche».
Il consigliere regionale ha quindi indicato una strada politica precisa: «Serve una legge sulla città capoluogo. Catanzaro non è una città qualunque: è il capoluogo della Calabria e deve tornare a svolgere pienamente un ruolo identitario, amministrativo e funzionale. Lo dico ai colleghi consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione: lavoriamo insieme su questa proposta. Catanzaro da sola non ce la può fare».
In chiusura, un richiamo al metodo: «L’ANDE sta contribuendo ad alimentare un dibattito che in altre città spesso manca. E questa è una ricchezza. Ma senza un rinnovato senso di solidarietà politica e istituzionale, senza una comune volontà di rafforzare il capoluogo, la Calabria continuerà a indebolirsi. Se vogliamo davvero arrestare il declino, dobbiamo intervenire adesso, con coraggio e responsabilità».
