«Azzeri immediatamente tutte le cariche, valuti eventuali licenziamenti, avvii le rotazioni di alcuni dipendenti che hanno dimostrato di non essere all’altezza e ci dica cos’hanno fatto da un lato il dirigente del settore finanziario e dall’altro il funzionario al quale è demandato il controllo sulle Società partecipate, unitamente al collegio sindacale al revisore dei conti e al Comitato di Controllo Analogo».
Sono le richieste nette e precise attraverso le quali il consigliere comunale di Azione Stefano Veraldi riaccende i riflettori su quella che definisce «la tenebrosa vicenda che ha investito la Catanzaro Servizi» e chiede conto al sindaco del capoluogo di regione, che detiene la delega alle partecipate, riguardo a una questione rispetto alla quale Veraldi punta pure a sapere «cosa ha fatto il Comitato di Controllo Analogo sulle Partecipate di cui – fa notare con fermezza – il segretario generale, D.ssa Vincenzina Sica è componente».
Nei fatti, l’esponente di Azione prova a mettere all’angolo il sindaco chiedendo ai vertici di Palazzo de Nobili di «dimostrare con i fatti il suo rispetto per la città e per i soldi pubblici ovvero per le tasse che i cittadini, tra mille difficoltà, versano alle casse comunali».
A suo avviso, d’altronde, «la misura è ormai colma» a tal punto da spingerlo a bocciare su tutta la linea l’atteggiamento di una compagine di governo che definisce «sorda e attenta soltanto a feste, nastri e lustrini mentre – ricorda con amarezza – sulla Catanzaro Servizi emerge un grande e vero illecito». Sullo sfondo – insiste Veraldi – crediti inesistenti e l’utilizzo di codici dubbi nonché compensazioni risalenti al 17 dicembre 2024 e dunque intervenute prima della scrittura del febbraio di quest’anno. Tutto senza che – rimarca con forza – nessuna polizza fosse stata attivata a garanzia fideiussoria».
E non finisce qui perché – stando al ragionamento del consigliere di Azione – la transazione, essendo stata modificata, sarebbe dovuta tornare in Consiglio comunale che è l’organo sovrano, violando tra l’altro lo statuto della partecipata e cosa ancor più grave il Regolamento per il controllo delle società partecipate».
A mancare all’appello dunque un tassello che non è di certo una formalità e che anzi mette in allarme un consigliere comunale deciso a vederci chiaro e a mettersi di traverso, ora come in futuro, rispetto a scelte poco chiare convinto com’è che «non si possa consentire alla società di chiudere i bilanci con sopravvenienze rivenienti da discutibili operazioni di finanza super creativaı».
In ballo, d’altronde, cifre importanti e 130 dipendenti che spingono Veraldi a chiudere il suo ragionamento chiedendosi «chi pagherà per le somme versate al fine di acquistare crediti di dubbia provenienza e per le compensazioni di crediti non andare a buon fine».