Il brutale assassinio di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, il 19 luglio del 1992, è un ferita aperta nel cuore del nostro Paese che non possiamo considerare rimarginata. Certe ferite non lo sono mai, né mai potranno esserlo, ma la morte dell’amico di Falcone, del magistrato che citava Shakespeare per esorcizzare il sentimento più umano che ci sia: la paura, è una ferita del tutto particolare. Molte ombre la rendono opaca, molti dubbi l’accompagnano, sulla mano che ha armato quelle dei killer di Cosa Nostra. Ogni anno, il 19 luglio si fa sinonimo di angoscia perché ancora oggi la verità sembra sfuggirci e pensiamo con orrore che non solo i criminali di professione possano aver beneficiato della sparizione dalla scena di un magistrato che aveva ben saldi in sé i valori della giustizia e della legalità che sono pilastri del valore più alto: la libertà nella democrazia. Per chi, come me, ha considerato Paolo Borsellino un esempio altissimo e in virtù di esso ha speso la sua vita per difendere e affermare quei valori, nell’associazionismo ieri come nelle Istituzioni oggi, ricordarlo e ricordare chi insieme con lui ha dato la vita per lo Stato, non potrà mai essere un gesto rituale, né un semplice dovere d’ufficio. È piuttosto uno sprone a tenere la barra dritta per lavorare ogni giorno nella convinzione che il nostro possa diventare un Paese migliore, per noi e per i nostri figli”. Lo afferma Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro.
Catanzaro: Fiorita ricorda il giudice Borsellino
Articoli Correlati