“L'accondiscendenza partorisce amici, la verità odio” - Marco Tullio Cicerone
HomeCalabriaCatanzaroAl via la due giorni dedicata al tema "Le musiche tradizionali nei...

Al via la due giorni dedicata al tema “Le musiche tradizionali nei conservatori: problematiche e prospettive”

Al via la due giorni dedicata al tema “Le musiche tradizionali nei conservatori: problematiche e prospettive”, organizzata dal Conservatorio di Musica Tchaikovsky nell’ambito della progettazione finanziata dal PNRR, in svolgimento al Museo Marca di Catanzaro, oggi e domani.
L’obiettivo del Conservatorio è promuovere un momento di confronto scientifico e didattico su un tema di grande attualità: l’inserimento delle musiche di tradizione orale nei programmi dei conservatori italiani. Un cambiamento che, seppur giunto con ritardo rispetto al resto d’Europa, apre nuove prospettive, ma solleva anche interrogativi.
La prima giornata si è aperta con i saluti istituzionali di Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, e Amedeo Mormile, presidente della Provincia di Catanzaro. I lavori sono stati introdotti da Valentina Currenti, direttore del Conservatorio Tchaikovsky. Dopo Fulvia Caruso, coordinatrice della Commissione Didattica dell’ADUIM e presidente ICTMD Italia, e Piero Di Egidio, direttore del Conservatorio di Fermo e consigliere CNAM, è toccato a Danilo Gatto, direttore del Dipartimento di Musiche Tradizionali del Conservatorio Tchaikovsky, aprire la prima sessione sul tema “Lo studio delle musiche tradizionali nel settore AFAM”.
Il sindaco Nicola Fiorita ha evidenziato che, nonostante un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, l’inserimento delle musiche di tradizione orale nei conservatori italiani è un passo cruciale per preservare e tramandare il patrimonio musicale. Ha anche sottolineato il ruolo fondamentale del Conservatorio di Catanzaro, che con il suo dipartimento di Musiche Tradizionali e l’offerta formativa unica, sta facendo della Calabria un punto di riferimento nazionale. Concludendo il suo intervento, ha auspicato che il convegno possa generare nuove idee e proposte per il futuro della musica tradizionale nel Conservatorio.

Il presidente della Provincia, Mario Amedeo Mormile, ha ribadito l’importanza di questo tema, connesso alla realtà contemporanea che, troppo spesso, è veloce, violenta e poco attenta alle tradizioni. Mormile ha sottolineato l’urgenza di trasformare la realtà attuale per evitare di perdere un patrimonio come quello calabrese, che, nonostante le difficoltà, è ancora accessibile grazie alla specificità della regione. Ha anche evidenziato che il lavoro svolto dal Conservatorio di Catanzaro è fondamentale per la cultura locale, ed ha esortato alla sinergia tra istituzioni e società civile per sostenere e arricchire questa ricerca.
“Il nostro obiettivo è formare musicisti che possano sia preservare le tradizioni, sia innovare la scena musicale contemporanea – ha spiegato il direttore del Conservatorio, Valentina Currenti. – È un onore avere con noi i direttori dei conservatori e un grazie speciale va agli studenti che hanno reso possibile questo evento. Questo convegno rappresenta un’importante occasione di confronto tra realtà accademiche e musicisti che hanno dedicato la loro vita alle musiche tradizionali. Siamo orgogliosi di offrire la traduzione simultanea e di collaborare con partner internazionali, grazie anche ai numerosi progetti avviati e al coinvolgimento dei nostri studenti all’estero”.

Quest’anno, in particolare, sono attivi vari progetti con il Conservatorio Tchaikovsky, come un museo degli strumenti musicali, una biblioteca mediatica e una collaborazione con l’Università di Bologna per una collana su Orfeo di Monteverdi.

“Le musiche tradizionali, ancora una novità nei conservatori italiani, sono parte integrante del nostro lavoro, con un importante contributo del Maestro Danilo Gatto nella creazione di piani di studio che uniscono tradizione e accademia. Tra i traguardi raggiunti – ha concluso – voglio sottolineare il primo laureato in Zampogna, un passo storico per il nostro Conservatorio”.

“Abbiamo assistito a un’importante discussione sulla formazione artistica musicale italiana, con un focus sulle musiche tradizionali nei percorsi accademici. Questo tema è emerso circa 25 anni fa con l’introduzione dei corsi di musiche etniche a Vicenza. Le istituzioni accademiche si sono adattate, ma la vera sfida è insegnare la musica tradizionale orale, che non può essere ridotta a semplici ‘brani’ da eseguire, ma deve essere appresa come un linguaggio vivo, che va compreso nel suo contesto culturale e storico – ha esordito il maestro Gatto. – Le musiche tradizionali non sono statiche; evolvono con la società e la cultura. Il nostro compito, come educatori, è quello di mantenerle vive e rispondere alle domande fondamentali su quale repertorio insegnare e quale approccio didattico adottare. Ma l’insegnamento nelle istituzioni accademiche è spesso superficiale, con una visione riduttiva che le considera inferiori rispetto alla musica classica e jazz. Il codice ministeriale che regolamenta l’insegnamento delle musiche tradizionali è vago e generico, trattando questi repertori come qualcosa di esotico e facile da imparare”.

“La legislazione non riconosce i veri maestri delle tradizioni popolari, molti dei quali non hanno mai messo piede in un conservatorio. La situazione crea un paradosso, dove chi ha una laurea accademica ha meno esperienza pratica rispetto ai maestri tradizionali. Per questo, propongo una riforma che riconosca il valore della musica tradizionale e che permetta l’ingresso degli esperti provenienti dalla pratica sul campo, senza bisogno di una formazione accademica, creando così una formazione specialistica adeguata e rispettosa delle tradizioni”, ha concluso il direttore del Dipartimento di Musiche Tradizionali del Conservatorio Tchaikovsky.

La mattinata è proseguita con gli interventi di Jacopo Tomatis, musicologo, Università di Torino, su “Conservatori, progressisti, tradizionali. Come (e perché) studiare le ‘altre musiche’ nelle istituzioni AFAM”; Serena Facci, etnomusicologa, Università di Roma Tor Vergata, che ha approfondito “I processi didattici nelle musiche tra oralità e formalizzazione”; e Massimiliano Morabito, musicista, con “Il musicista tradizionale nell’era contemporanea: dalla formazione alla performance”.

Molto coinvolgente la relazione di Salim Dada, direttore d’orchestra ed esperto culturale UNESCO: “Oralità e scrittura: la mia storia tra due rive”.
Nel pomeriggio, Fabio Mugnaini, antropologo dell’Università di Siena, ha relazionato su “Tradizione e patrimonio: traduzione o tradimento?”, seguito da Paolo Apolito, antropologo dell’Università di Roma Tre, con “Feste, ricerca sul campo, trasmissione culturale e musicale” e Giuliana Pella, della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, con “Le comunità musicali”.

La giornata si è conclusa con una pausa musicale dei Les Mystère de Voix Calabres e una tavola rotonda sulle “Esperienze fuori d’Italia a confronto”, con interventi di esperti da Grecia, Irlanda, Spagna e Norvegia.

Andrea e Alessio Bressi, Giuseppe Muraca e Giuseppe Gallo, hanno dato voce alla Polifonia di Calabria, che nella nostra regione ha antichissime e incredibili testimonianze.

Alla tavola rotonda, condotta dal maestro Andrea Piccioni, hanno partecipato: Zoe Dionyssiou, Università Ionia di Corfù (Grecia); Ròisin NiGhallòglaigh, Irish World Academy of Music an Dance, University of Limerick, Irlanda; Cati Plana, ESMC Barcellona, Spagna; Johnny MacCarthy, MTU Cork School of Musica, Oslo (Norvegia); Socratis Sinopoulos, Università di Macedonia-Salonicco (Grecia).

Articoli Correlati