La Corte d’appello di Catanzaro ha condannato a quattro anni e sette mesi di reclusione l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme, Giuseppe Paladino.
L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa poiché l’ex politico – secondo la Dda di Catanzaro che ha dato vita all’indagine Crisalide nell’ambito della quale è stato incriminato – avrebbe fornito un “concreto, specifico consapevole e volontario contributo” di natura materiale e morale alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri.
Il concorso esterno è contestato in concorso col padre Giovanni Paladino, medico e anche lui già consigliere comunale in anni precedenti a quelli del figlio. Per quest’ultimo, il 29 settembre 2022 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione. Per Giuseppe Paladino l’iter processuale è stato differente poiché in primo grado era stato condannato a sei anni di reclusione.
Nel primo processo d’appello, il 16 dicembre 2021 la Corte lo aveva assolto. In seguito, a febbraio 2023, la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza ed il processo è tornato in Corte d’appello dove, oggi, si è espresso un nuovo collegio. Paladino è stato interdetto dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Confermate le statuizioni per le parti civili: l’Associazione antiracket lametina, rappresentata dall’avvocato Carlo Carere, e il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia. La Corte si è anche espressa sulla posizione di Francesca Antonia De Biase, difesa dall’avvocato Aldo Ferraro, dichiarando il non diversi procedere riguardo allo spaccio di marijuana che le veniva contestato perché l’azione penale è stata già esercitata in un altro processo. Gli atti sono stati trasmessi al pubblico ministero di Lamezia Terme.