La Corte di appello di Catanzaro, II Sezione penale, in accoglimento dell’impugnazione proposta dal difensore, avvocato Giuseppe Alvaro del Foro di Palmi, ha assolto, con la formula per non avere commesso il fatto, Giovanni Sesini, 33 anni, residente a Rosarno e domiciliato a Gioia Tauro, disponendone l’immediata liberazione se non detenuto per altra causa.
In primo grado il giovane rosarnese era stato condannato dal GUP di Vibo Valentia alla pena detentiva di sette anni e otto mesi di reclusione per i reati di rapina aggravata, detenzione e porto illegali di armi da sparo, accertati in Nicotera il 6 settembre 2020.
Le indagini avevano preso spunto da una serie di rapine a mano armata commesse nel territorio di Nicotera e San Calogero tra i mesi di marzo e novembre del 2020 ai danni di autotrasportatori operanti nell’ambito della logistica e della fornitura di liquidi infiammabili, i quali venivano bloccati lungo la strada e, dietro minaccia delle armi, costretti a consegnare il denaro trasportato.
Il GUP di Vibo Valentia aveva ritenuto l’imputato responsabile della rapina commessa a Nicotera il 6 settembre 2020 nei confronti di un gruppo di cacciatori, costretti a consegnare ai malviventi, muniti di un’arma e di passamontagna, i fucili detenuti per l’esercizio dell’attività venatoria. Il giudice aveva fondato la condanna sulla base del riconoscimento effettuato da una delle persone offese e dell’analisi del traffico telefonico e telematico dell’utenza cellulare in uso al Sesini.
Con l’atto di appello avverso la sentenza di primo grado l’avvocato Giuseppe Alvaro ha evidenziato che l’individuazione fotografica del Sesini, proveniente da una sola delle persone offese, non poteva ritenersi attendibile in quanto la stessa vittima della rapina non aveva attribuito al riconoscimento connotati di certezza assoluta. Quanto alle risultanze delle celle di aggancio del cellulare in uso al Sesini, il difensore ha sottolineato che la presenza dell’imputato nel territorio di Nicotera risaliva a tre ore prima della rapina e che il Sesini aveva chiarito nel suo interrogatorio le ragioni per le quali si trovava in quel luogo. Gli accertamenti biologici e dattiloscopici, inoltre, non avevano consentito di riscontrare
compatibilità genotipiche con quelle dell’imputato.
Condividendo le argomentazioni difensive la Corte di appello catanzarese ha riformato la sentenza di primo grado, assolvendo l’imputato per non aver commesso i fatti contestatigli e disponendone l’immediata liberazione se non detenuto per altra causa.