Corresponsabilità, fraternità e sinodalità. Questi i tre termini che riassumono il senso degli incontri che monsignor Serafino Parisi sta avendo in questi giorni, a meno di un mese dal suo arrivo in Diocesi, per conoscere le realtà diocesane che operano sul territorio, ma anche per fare il punto sulle iniziative svolte ed in itinere che, in modo particolare nei prossimi mesi, vedranno impegnata la Chiesa che è in Lamezia Terme invitata a vivere pienamente lo spirito della sinodalità.
In questi giorni, infatti, monsignor Parisi, ha avuto modo di confrontarsi con le aggregazioni laicali, i direttori degli Uffici di Pastorale, il clero che ha partecipato al primo ritiro sotto la guida del nuovo Pastore della Chiesa che è in Lamezia.
“Non voglio collaboratori – ha detto il Vescovo – ma persone corresponsabili perché corresponsabilità significa sentirsi parte dello stesso progetto vissuto come missione e come servizio”. E lo stesso concetto di sinodalità altro non è che la “condivisione di un progetto”.
Un cammino, quello sinodale, rispetto al quale, come ricordato anche dal Vicario generale, monsignor Giuseppe Angotti, ad apertura dell’incontro con gli uffici di Pastorale, “che in questi ultimi mesi, ha visto lavorare tutti, ognuno nel suo specifico, intorno a questa realtà comune con la prospettiva di crescere nella consapevolezza di essere a sevizio di quell’unico progetto che la Chiesa stessa è”.
“Quando nella mia prima omelia – ha ricordato monsignor Parisi – ho usato l’espressione ‘forza attrattiva’ avevo in mente quella esclamazione ‘guardate come si amano’ che i pagani – secondo la testimonianza di Tertulliano in Apologeticum 39 – pronunciavano, con grande ammirazione, in virtù del fatto che i primi cristiani, ci viene spiegato, prendevano sul serio le parole di Gesù riferita da Gv 13,34-35: ‘Vi do
un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’”.
Un messaggio chiaro che, in un certo senso, riprende quanto sottolineato il 9 luglio scorso, quando monsignor Parisi, nel parlare di Caino ed Abele, puntò la sua attenzione, non tanto sull’uccisione di Abele, ma sulla responsabilità dell’uno nei confronti dell’altro. E quella omelia, proprio ad inizio del suo episcopato, altro non è che una sollecitazione, a clero e laici, ad un’assunzione di responsabilità nei confronti del proprio fratello, di chi ci sta accanto, di chi cammina vicino a noi ma anche ai bordi della strada ed è quasi invisibile ai nostri occhi: “Di fronte allo scempio del fratello che uccide l’altro fratello – aveva detto il Vescovo – c’è un dramma nel dramma: quello di non volersi assumere le proprie responsabilità fraterne. Caino risponde al Signore: ‘Sono forse il custode di mio fratello?’. Non ci siano tra noi Caino e Abele a turno. Riflettiamoci a livello di presbiterio, a livello comunitario, riflettiamoci a livello sociale. Fuggire dalle responsabilità fraterne, nascondendosi dietro una mancata risposta che ti inchioda sulla Croce delle tue responsabilità, non è una risposta cristiana, non è la Parola che lega cuore e labbra e che il Signore attende da noi”.
Passaggi importanti che, in un certo senso, rappresentano anche le indicazioni del cammino che monsignor Parisi chiede a tutti di fare, laici e clero. Un cammino da perseguire, come scrive Paolo nel quinto capitolo della prima lettera ai Tessalonicesi, “con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza”. Sollecitazioni che possono rappresentare una indicazione per il percorso sinodale che anche la Chiesa lametina è invitata a vivere: “Confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate. Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male”.
Astensione dal male che altro non è che un invito a “fare in modo – ha detto monsignor Parisi – che il male non venga cronicizzato”. Argomento, questo, che, nelle intenzioni del Vescovo, sarà ripreso ed approfondito in seguito.