“Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione …”.
Inizia così la collaborazione di Andrea Beretta, l’ex leader della curva Nord interista – già in carcere da settembre per l’omicidio dell’esponente di ‘ndrangheta Antonio Bellocco – anche sull’uccisione di Vittorio Boiocchi, storico leader ultrà interista, assassinato quasi tre anni fa a Milano. In particolare, come emerge dai verbali contenuti nell’ordinanza, Beretta con le sue dichiarazioni avrebbe descritto “l’apice della discussione avuta con Boiocchi” sulla “gestione e la spartizione dei proventi degli affari connessi all’attività della Curva Nord e del negozio”, il merchandising in particolare.
Affari e contrasti che hanno trovato riscontro, scrive il gip, “anche nei messaggi” analizzati nelle indagini. Beretta ha così confessato di essere “il mandante”, mentre l’esecuzione materiale “sarebbe stata demandata”, al prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco.
Sarebbe stato un altro ultrà interista Mauro Nepi, anche lui già finito in carcere a fine settembre nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico. E questi ultimi per il “progetto” si sarebbero rivolti, come veri esecutori materiali, a Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini, già coinvolto in un faida di ‘ndrangheta.