“La società Mercure, interamente detenuta da Sorgenia spa, ha presentato ricorso al Tar della Calabria contro l’articolo 14 della legge regionale 36 del 2024, che impone un limite di 10 MW termici agli impianti a biomasse nei parchi della Regione. Questa limitazione, applicata a una centrale autorizzata per 41MW elettrici lordi equivalenti a circa 130 MW termici, creerebbe difficoltà tecniche insuperabili tali da rendere l’impianto del Mercure del tutto inutilizzabile. È dunque evidente l’intento non tanto di limitare quanto piuttosto di chiudere una centrale che contribuisce alla strategia nazionale ed europea di produzione di energia da fonti rinnovabili”. Lo riferisce un comunicato della società Sorgenia.
“La norma varata dalla Regione Calabria – si aggiunge nella nota – vìola il riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni di cui all’articolo 117 della Costituzione della Repubblica Italiana. E questo è uno dei motivi del ricorso. Inoltre, l’iter e i contenuti della norma regionale non rispettano né i diritti costituzionali, né la Carta europea dei diritti fondamentali. È infatti evidente che l’articolo della legge regionale rappresenta un grave atto discriminatorio nei confronti del Mercure, che è l’unica centrale di fatto a esserne destinataria. Un atto politico emanato senza alcuna istruttoria, discussione o motivazione ambientale reale. L’impianto del Mercure è stato autorizzato nel 2015 con procedura ministeriale ed è sottoposto a continui e stringenti controlli ambientali. È un esempio virtuoso di economia circolare. Produce energia rinnovabile da scarti di origine vegetale con un bilancio di CO2 nullo e contribuisce alla manutenzione boschiva e alla valorizzazione degli scarti dell’agricoltura, dando un importante contributo economico e occupazionale al territorio”.