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Processi d’autonomia nel nord-est calabro, Mazza (CMG): “Il valzer degli amministratori e la mancata conoscenza dell’articolato normativo”

“Assume connotati grotteschi la fulminea capacità con cui tanti Amministratori locali, che fino a poco tempo fa avevano espresso apprezzamenti all’idea di istituire una Provincia demograficamente e territorialmente importante (Magna Graecia), si siano ritirarti su posizioni molto più risicate nei numeri e, plasticamente, racchiuse nello slogan Sibaritide-Pollino. Evidentemente, la tendenza ad allinearsi, forse per mere posizioni di facciata, a quanto promosso dal Primo Cittadino di Corigliano-Rossano genera appeal fra la Classe Dirigente. Certamente, atteggiamenti come quelli su esposti, qualificano un Establishment jonico ancora privo di una propria autonomia di pensiero. Vieppiù, certificano una inattitudine a discernere ciò che sarebbe fattibile da quanto invece avrebbe le basi per una costituzione, probabilmente, solo nella loro mente. Non mi soffermerò, in questa nota, a motivare le ragioni che renderebbero inutili gli Enti che non dispongono dei requisiti territoriali e demografici previsti dalla norma. L’ho fatto, ritengo in maniera anche estremamente dettagliata, nei miei ultimi editoriali. Questa mia riflessione, tuttavia, allo scopo di sottolineare una questione ancora poco tenuta in considerazione. Prescindendo dalle dimensioni o dal numero di abitanti di cui l’idea Sibaritide-Pollino disporrebbe, mal comprendo come la riforma degli Enti di secondo livello, di cui il Parlamento dovrebbe discutere nel prossimo mese di dicembre, possa implicare, sic et sipliciter, la creazione di nuovi Enti. Probabilmente, il codazzo degli opinionisti che quotidinamente si affilia all’idea Sibaritide-Pollino, non ha letto il Disegno di legge. Diversamente, saprebbero che il Governo non prevede istituzioni di nuovi Enti, ma solo una reintroduzione del Suffragio universale e una nuova classificazione demografica per stabilire l’ampiezza della Reppresentatività nei Consessi. Non a caso, nel recente tira e molla che si è verificato in Sardegna, a seguito delle rocambolesche istituzioni di 4 nuove Province, il Governo ha fatto ricorso, avverso a queste Istituzioni, in Corte Costituzionale. Alla fine, immagino, così come già avvenne alcuni anni fa, il ricorso del Governo sarà rigettato. La Sardegna, infatti, resta una Regione a Statuto speciale e la materia amministrativa è di esclusiva competenza regionale. Ma la Sardegna, come dicevo, è una della cinque autonome italiane. Non mi risulta, in verità, che fra le altre quattro sia compresa la Calabria. Ciò detto, mi chiedo come taluni Amministratori possano anche solo immaginare di istituire Enti aggiuntivi ai 110 già presenti in Italia. L’idea Magna Graecia, al contrario, lascia invariato il numero totale degli Enti; ridefinisce il perimetro dell’attuale ambito crotoniate allargandolo all’omogena area sibarita; spalma le competenze amministrative su due Capoluoghi per la medesima area.
Tra l’altro, oggi, pensare che la istituzione di una nuova Provincia obblighi lo Stato a dimensionare quell’ambito con una serie di uffici periferici, significa sconfessare totalmente le modifiche apportate, nel corso degli ultimi anni, al Testo Unico degli Enti Locali. Ingannare l’ignaro lettore, pertanto, raccontando storielle del tipo: nuova Provincia, nuovi uffici, è un’autentica boutade. Quanto, fino a circa vent’anni fa, avveniva in maniera automatica, oggi non è più obbligatorio. L’inquadramento dei servizi non è più un parametro che si racchiude nel confine di una Provincia, ma nel perimetro d’area vasta in cui una o più Province restano inquadrate. Può succedere che il perimetro di un’area vasta sia corrispondente a quello di una Provincia, come nel caso di Cosenza. Così come può capitare che un’area vasta corrisponda al perimetro di più Province e accentri le competenze nel principale dei Capoluoghi, come succede nell’area vasta centro Calabria (CZ-VV-KR). Fa sorridere che in tutto questo crogiulo di nuove disposizioni normative esistano ancora Amministratori disconoscenti quanto sopra sostenuto. Contrariamente, esiterebbero dall’espimere apprezzamenti verso processi normativi inattuabili ancor prima che improponibili.
L’idea di una nuova Provincia lungo lo Jonio, per poter essere concretizzata, dovrebbe tener conto di due variabili fondamentali: partire da un Ente provinciale già esistente e creare, contestualmente, un nuovo contenitore d’area vasta che non leda gli interessi delle aree concorrenti. Ecco, l’idea di una Provincia localizzata tra la Sibaritide e il Crotonese si propone come somma e riassunto di aree omogenee che nel loro travaso dagli attuali perimetri ad una rinnovata dimensione dell’Arco Jonico non genererebbero nocumento alcuno a quello dei consolidati Capoluoghi storici. Un processo di ristrutturazione sistemico e funzionale, quindi, non solo per lo Jonio, ma per l’intero Sistema Calabria. Una razionalizzazione dello schema amministrativo regionale su principi di equità e pari dignità territoriale e demografica. Un’operazione sensata, ragionata e normativamente inquadrata; non viziata da pennacchi, campanili e chiusure mentali che qualificano, forse, una società che non riesce a guardare oltre il vago e lo scontato”.

Lo afferma in una nota Domenico Mazza (Comitato Magna Graecia).

 

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