Un’azienda attiva nel settore di scavo e movimento terra a Montevarchi (Arezzo), 12 conti correnti, un immobile a Bucine, 15 terreni nell’Aretino, tre unità immobiliari in provincia di Catanzaro, per un valore complessivo di 4 milioni di euro.
Questo il maxi sequestro di beni che i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Arezzo stanno eseguendo dall’alba tra Toscana e Calabria nei confronti di Nicola Chiefari, imprenditore calabrese di Guardavalle (Catanzaro) dall’inizio degli anni ’90 trapiantato nell’Aretino, ritenuto collegato alla cosca della ‘ndrangheta dei Gallace.
Il provvedimento è stato adottato dal tribunale di Firenze – Ufficio misure di prevenzione, su richiesta della Dda di Firenze.
Sussiste una “consistente sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e il patrimonio ad esso riconducibile”, secondo i giudici che ipotizzano un illecito arricchimento, diventato oggetto del sequestro.
“Sebbene il provvedimento ablatorio eseguito non sia definitivo – si legge in una nota firmata dal procuratore capo Filippo Spiezia – si tratta di una pronuncia importante in quanto dimostrativa della presenza del crimine organizzato di tipo ‘ndranghetista nel distretto toscano, su cui massima è l’attenzione dell’autorità inquirente e giudiziaria”.
Il sequestro passerà al vaglio ulteriore del tribunale di Firenze, nel contraddittorio delle parti con udienza il prossimo 7 maggio per stabilire se il patrimonio potrà essere confiscato. La ricostruzione patrimoniale, secondo una nota della procura di Firenze, è stata eseguita dai carabinieri Ros sulla base di diversi procedimenti che hanno coinvolto Nicola Chiefari.
La prima inchiesta, battezzata “Geppo/Calatruria”, ha portato nel 2021 all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 17 persone gravemente indiziate a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub appalto irregolare e altri reati aggravati sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la Cosca Gallace di Guardavalle.
L’organizzazione di cui faceva parte Chiefari era finalizzata, secondo l’accusa, a una serie di reati finalizzati all’acquisizione diretta o indiretta di appalti pubblici e privati nel settore dei movimenti terra. L’altra inchiesta è quella sullo smaltimento illecito del rifiuto speciale keu, il residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli, poi utilizzato nei riempimenti dei cantieri, fra cui quelli stradali della Strada regionale 429 Empoli-Castelfiorentino.