“I dati scolastici calabresi in termini di presenza di alunni anche quest’anno fa registrare un trend negativo di quasi 4000 studenti in meno con inevitabili ricadute sui docenti e personale Ata. Un calo demografico, ormai si direbbe strutturale; da anni la Calabria fa i conti, ma senza essere mai affrontato nelle dovute sedi, con un problema che non è solo scolastico ma sociale. A fronte di un calo demografico di iscrizione aumentano gli studenti con disabilità che, oltre a vedersi assegnati la garanzia fondamentale del docente, e sebbene costituisca uno dei punti di forza del nostro sistema scolastico, pur tuttavia sono evidenti e persistenti da tempo varie criticità di non poco conto, che vanno dall’insufficiente assistenza in classe alla presenza di barriere architettoniche, da percorsi formativi non sempre ben calibrati alle esigenze degli studenti.
E’ evidente come il sistema scolastico calabrese rappresenti uno dei tanti anelli deboli con cui bisogna fare i conti quotidianamente.
Intanto le scelte governative, le scelte regionali non si proiettano in una dimensione tese ad aumentare la qualità dell’offerta formativa. C’è la necessità che il diritto allo studio, costituzionalmente sancito, venga di fatto realizzato e reso esigibile.
Il tema della povertà educativa in Calabria è fortemente presente e si allaccia con l’altro tema del lavoro minorile in costante aumento. Uno studente calabrese non ha la stessa offerta formativa ed educativa di un bambino del nord. In più, divari scolastici presenti nella nostra regione sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle amministrazioni locali. Non tutti i bambini beneficiano, per esempio, del servizio mensa, e per effetti strutturali e di organici non tutti accedono al tempo pieno e purtroppo non tutte le scuole sono dotate di una palestra.
Quello che preoccupa è un disinvestimento progressivo della spesa pubblica ritenendo la scuola marginale rispetto agli impegni di spesa. Un differenziale che fotografa uno scarto sempre più marcato tra nord e sud. Come non capire che la debolezza dell’offerta scolastica alimenta il processo di denatalità e flussi di immigrazione giovanile che a loro volta comprimono il numero degli alunni ,con il conseguente adeguamento al ribasso dell’offerta di istruzione. Per contrastare queste dinamiche negative occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche nazionali e regionali in tema di istruzione.
Il PNRR è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali tra i paesi interni e non solo. Tuttavia, la messa a terra delle risorse del PNRR deve avvenire attraverso una proficua mappatura dei bisogni. La priorità oggi è rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali della regione garantendo asili nido, tempo pieno, una viabilità moderna, scuole sicure, coprire e rafforzare il sistema delle connessioni ad internet, rafforzando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono degli studi. I NET in Calabria sono poi la piaga sociale di cui bisogna contrastare la crescita purtroppo in continua espansione.
Abbiamo bisogno di salvaguardare i centri scolastici dell’entroterra regionale se non si vuole aggravare la già desertificazione con il rischio reale dell’abbandono di tanti paesi. Il rischio in questa nostra regione è quello che non si riesce a garantire il diritto allo studio. La non autorizzazione da parte di alcuni ATP delle classi in quasi tutti gli ordini di scuola devono far riflettere. Abbiamo bisogno di uno Stato e di una Regione forti, inclini a ridurre le disuguaglianze scolastiche e che non rinuncino alla propria sovranità come invece vogliono i fautori dell’autonomia differenziata. Riteniamo che i tempi e le condizioni scolastiche , e non solo, non lascino più spazio ai tentennamenti e alle politiche del poi vediamo. Occorre sedersi ad un tavolo per progettare una programmazione degli interventi a breve, medio e lungo termine”.
E’ quanto si legge in una nota di Pino Assalone, segretario regionale UNICOBAS Scuola- Università.