La procura generale della Corte di Cassazione ha chiesto di confermare la sentenza d’appello con rito abbreviato del 19 luglio 2021 del processo Geenna, riguardante la presenza della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.
Davanti alla seconda sezione penale della Suprema corte, la procura generale ha infatti chiesto, a seconda dei casi, il rigetto o l’inammissibilità dei ricorsi dei difensori degli 11 imputati. I giudici si sono riservati la decisione e la sentenza è attesa in serata.
Gli inquirenti considerano esponenti dell’organizzazione valdostana, accusati di associazione mafiosa, Bruno Nirta (in secondo grado condannato a 12 anni e 7 mesi e 20 giorni), Marco Fabrizio Di Donato (9 anni di reclusione), suo fratello Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti (entrambi condannati in appello a 5 anni e 4 mesi). Per gli altri sette imputati le contestazioni non riguardano l’associazione mafiosa. E’ il caso dell’avvocato Carlo Maria Romeo, del foro di Torino, condannato in appello a quattro anni e sei mesi di reclusione per favoreggiamento, tentata estorsione, falso e spaccio e assolto, come già avvenuto in primo grado, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo scorso 24 gennaio la Cassazione aveva disposto l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado emessa il 19 luglio 2021 dalla Corte d’appello di Torino nei confronti di quattro imputati nel processo Geenna con rito ordinario – il ristoratore Antonio Raso, l’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico, Alessandro Giachino e l’ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcera – e confermato l’assoluzione per Marco Sorbara, ex consigliere regionale della Valle d’Aosta.