La CISL Funzione Pubblica Calabria ha inviato una nota al Presidente Occhiuto, nella sua veste di Commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario della Calabria, e ai vertici del Dipartimento regionale salute e di Azienda Zero, con la quale, in vista dell’elaborazione degli atti aziendali, segnala l’esigenza di non sottovalutare il bisogno di cure palliative e di non mortificare la programmazione aziendale in materia.
La Regione Calabria a partire dall’ anno 2000 con il DGR 466 del 7 agosto 2000 ”Programma regionale per la realizzazione dei Centri residenziali di cure palliative, ai sensi della Legge 39 del 26.2.1999”, ha manifestato con atti formali la propria volontà a sviluppare le cure palliative ed i servizi ad esse dedicati.
Purtroppo, però, la copiosa normativa regionale in materia è stata fortemente disattesa dalle Aziende sanitarie calabresi, con la conseguente attuale grave carenza di risposta
assistenziale agli oltre 10.000 pazienti annui eleggibili a tali cure, il cui tasso di copertura
della domanda è pari al 17%, collocando la Regione Calabria all’ultimo posto nella classifica nazionale.
Una situazione che potrebbe avere margini di miglioramento dando seguito a quanto previsto dal DM 77/2022 rubricato “Nuovi modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN” e orientando la riflessione nell’ottica delle risorse professionali da individuare per consentire l’erogazione delle prestazioni nei vari setting di cui si compone la rete delle cure palliative. In questa fase di riorganizzazione aziendale del SSR, che punta a rilanciare l’assistenza territoriale, è necessario attuare anche in Calabria quanto previsto dal DM 77/2022, al paragrafo 12, assicurando le cure palliative nell’ambito di strutture di degenza ospedaliera attraverso equipe di cure palliative della rete che erogano consulenza, facilitano l’attivazione dei percorsi di cure palliative per garantire la
continuità “ospedale-territorio”; nell’ambito ambulatoriale dove sono erogate cure palliative precoci e simultanee da equipe dedicate e specificatamente formate; a domicilio del paziente, attraverso il servizio di Cure Palliative Domiciliari (CPD), con la
previsione di un’equipe assistenziale multiprofessionale dedicata o specificatamente formata (Unità’ di Cure Palliative – UCP), in integrazione con il medico di medicina generale per assicurare la continuità assistenziale h 24 per 7 giorni su 7; nelle strutture residenziali e negli Hospice, nel rispetto dello standard di riferimento di 8/10 posti letto ogni 100.000 abitanti.
Obiettivi che potrebbero essere centrati riservando la giusta attenzione a un bisogno che non può essere trascurato in una regione che vanta al suo attivo, purtroppo, un elevatissimo tasso di malati oncologici, il 49,7% dei quali sceglie di curarsi fuori regione.
Per tali ragioni, la Federazione del pubblico impiego della CISL ha ritenuto opportuno scrivere al Presidente/Commissario Occhiuto, sollecitando un confronto con le Parti sociali sul delicato tema ma anche la convocazione del Tavolo Tecnico istituito con il DCA 81/2020, finora mai riunito, affinché si dia la possibilità ai sanitari esperti che lo compongono di esprimere le proprie competenze e il loro contributo al fine di rendere operativi i servizi destinati ai pazienti inguaribili di ogni età e in ogni luogo di cura.
E’ necessario che il SSR si adoperi per garantire un’erogazione diretta delle cure palliative, finora assicurate soprattutto dagli Enti privati, che certamente stanno garantendo nel migliore dei modi una risposta assistenziale adeguata ma non sufficiente a soddisfare le sempre più pressanti richieste di assistenza.