“Abbiamo ritenuto che i tempi fossero maturi per presentare una mozione, perché l’intera Assemblea Regionale discuta e prenda una posizione chiara sul Ddl Calderoli. Ad oggi, purtroppo, non c’è stata nessuna possibilità, nonostante i nostri inviti, di aprire un confronto in seno al Consiglio su un tema che a nostro avviso è di fondamentale importanza per i futuri assetti istituzionali del nostro Paese e in particolare del Mezzogiorno”.
Lo scrivono nella loro mozione, depositata, Amalia Bruni, capogruppo del Misto nel Consiglio regionale della Calabria, e Davide Tavernise, capogruppo del M5S. “La proposta Calderoli – osservano – a nostro avviso ha dei contenuti preoccupanti in materia di competenze tra lo Stato e le Regioni.
Questa impostazione mette seriamente a rischio l’unità del sistema Paese, aumenta drammaticamente le diseguaglianze territoriali e minaccia, tra l’altro, i diritti essenziali quali sanità, scuola, trasporti e ambiente soprattutto nelle regioni più fragili economicamente. In questo contesto la nostra Regione presenta le maggiori fragilità e con questa impostazione ne deriverebbe un definitivo isolamento in tema di diritti civili e sociali garantiti dalla nostra Costituzione”.
“A tal riguardo – proseguono Bruni e Tavernise – basta leggere i dati dello Svimez che, nel suo rapporto annuale, indica un ulteriore arretramento del Mezzogiorno e in particolare della Calabria sul piano economico e sociale. Inoltre, il Consiglio Regionale deve tenere in assoluta considerazione il dibattito che sta attraversando larghi settori della società calabrese a partire dal documento dell’Anci Calabria e da quei movimenti che stanno raccogliendo firme contro l’ipotesi di Autonomia differenziata.
Anche le drammatiche vicende legate alla pandemia hanno confermato la necessità di ridefinire competenze tra lo Stato, le Regioni e il sistema delle Autonomie locali, a partire dal Sistema Sanitario Nazionale, con la conseguente necessità di un lavoro di concertazione istituzionale responsabile e condiviso”. “E’ chiaro, quindi- sottolineano – che non si può parlare di Autonomia Differenziata se non si risolve in modo equilibrato la determinazione dei Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni), che devono essere uniformi sull’intero territorio nazionale.
Allo stesso modo appare incomprensibile qualsiasi ipotesi di autonomia differenziata a costo zero per la finanza pubblica, perché di fatto significherebbe un ulteriore indebolimento per quelle regioni che sono più indietro rispetto a quelle più avanzate”. “Con la mozione – concludono Bruni e Tavernise – chiediamo al Presidente Occhiuto di assumere ogni iniziativa in sede di Conferenza Stato-Regioni che garantisca tutti i percorsi costituzionalmente previsti, a partire dalla rigorosa applicazione dell’articolo 119 della Costituzione e, in particolare, per la giusta determinazione dei Lep prima dell’avvio del processo di Autonomia differenziata”.