C’è anche un avvocato ungherese tra le otto persone arrestate dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione contro la ‘Ndrangheta coordinata dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. Il legale, destinatario di un mandato d’arresto europeo, è risultato intestatario del 50% delle quote di una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, che sono state sottoposte a sequestro, fittiziamente intestate a terzi soggetti e costituite da una delle otto persone che sono state arrestate. Società costituite, secondo l’accusa, allo scopo di agevolare le attività di riciclaggio in favore di una cosca di ‘Ndrangheta che ha la sua base operativa a Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia.
L’odierna indagine – corroborata da intercettazioni e propalazioni di diversi collaboratori di giustizia -, annota la Dda, “ha documentato l’appartenenza all’articolazione territoriale di ‘ndrangheta attiva su Sant’Onofrio (Vv) di quattro soggetti, uno dei quali, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, ha costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. In tale contesto è stato colpito da mandato d’arresto europeo un avvocato ungherese risultato intestatario del 50% delle quote societarie di una delle predette società”. Sono state anche ricostruire le dinamiche sottese ad una truffa, consumata nel 2017 dall’articolazione mafiosa, a danno di investitori omaniti che hanno versato la somma di 1 milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare in Budapest. E stato eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e società per un valore di circa 3 milioni di euro. L’esecuzione del mandato d’arresto europeo è stata garantita dal supporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto Ican), mentre il sequestro delle società e dei conti localizzati in Ungheria è coordinato da Eurojust e, nell’ambito del reciproco riconoscimento dei provvedimenti reali, si tradurrà in un congelamento di beni. “Gli indagati – sottolinea ancora la Dda – sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile”.