«Abbiamo letto e valutato con dispiacere il palese nervosismo che traspare dalle parole del Presidente di Coldiretti Calabria nella replica alla nota con cui Confagricoltura ha espresso preoccupazione sullo stato dei Consorzi di Bonifica calabresi che, da più di un decennio, sono quasi tutti gestiti in via esclusiva da uomini di espressione della Sua organizzazione». Lo afferma Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria che aggiunge: «Ma proviamo a mettere ordine nel profluvio di parole e bandiere che il Presidente Aceto sventola semplicemente nella speranza di sviare l’attenzione. I fatti innanzitutto».
«I Consorzi di Bonifica sono allo sfascio – sostiene Statti – è un fatto noto e cristallizzato da debiti mostruosi e inesistenti servizi alle aziende agricole. La riforma degli enti consortili, passati da 17 ad 11, fu sottoscritta dalle principali organizzazioni agricole ma la sua attuazione è dipesa solo da una organizzazione, la stessa che oggi indica la genesi dei problemi in una fase antecedente alla riforma, di fatto il rocambolesco tentativo di autoassolversi».
«Sostiene Aceto che Coldiretti – sottolinea Statti – si è assunta la responsabilità di governare i consorzi perché le altre organizzazioni avrebbero rinunciato alla “democratica” partecipazione; una tesi, quest’ultima, davvero singolare. La verità, conosciuta da Aceto, è che quelle erano elezioni farlocche con regole del gioco fissate da Coldiretti ed elenchi dei votanti gestiti da loro. Per dirla in parole povere e comprensibili, saremmo “colpevoli” di non aver partecipato ad una democrazia dal sapore putiniano.
Immerso nella solita propagandistica logica il Presidente della Coltivatori diretti si impegna poi nell’esprimere una originale quanto romanzesca tesi, quella secondo la quale Confagricoltura avrebbe “lavorato nelle tenebre contro i Consorzi”».
«Una tesi ben oltre il melodramma – tuona il leader di Confagricoltura – a mezza via tra il funereo ed il ridicolo. La nostra posizione è, invero, nota da tempo, i Consorzi di Bonifica sono organi essenziali per l’agricoltura calabrese ma, allo stesso tempo, non possiamo accettare che le imprese agricole siano considerate “vacche da mungere” per mantenere carrozzoni inefficienti e gestiti senza alcuna logica di impresa».
«Ci sono poi, nella replica del Presidente di Coldiretti – prosegue Statti – alcune questioni che meritano una precisazione specifica, se il Presidente Aceto ha contezza di parcelle pagate a dirigenti di Confagricoltura da parte di enti consortili è bene che faccia nomi circostanziando i fatti. Diversamente, come pensiamo, è solo il tentativo di buttarla in caciara. Per dovere di cronaca vale la pena anche sottolineare come il richiamo fatto nella replica al Consorzio Sibari/Crati è del tutto fuori luogo non essendo quel Consorzio gestito da rappresentanti di Confagricoltura ma da un commissario regionale. E giova anche ricordare, all’opinione pubblica e ad Aceto che tuttavia non ne avrebbe bisogno, quanto rilevato sulla gestione dei Consorzi la sesta commissione del Consiglio regionale».
«Nonostante i disavanzi si continua con una gestione dove i costi superano i ricavi – racconta Statti – si assume personale a fronte di risorse finanziarie inadeguate, non c’è coordinamento e si affidano dispendiosi incarichi esterni per le progettazioni, la Struttura regionale di Controllo sugli atti dei Consorzi di Bonifica ha in molti casi bocciato il bilancio degli Enti. Basterebbero solo questi rilievi per dimostrare quanto lontane dalla realtà siano le considerazioni del Presidente Aceto di cui, tuttavia, comprendiamo le pressanti difficoltà anche argomentative».
«Per quanto ci riguarda – conclude Statti – è bene ribadirlo, ci interessa che questa situazione dei Consorzi termini al più presto, che si dia luogo – sulla scorta di quanto accertato dalla sesta commissione consiliare – ad un percorso vero e duro di riforma, che si proceda con il concorso di tutti ad immaginare e realizzare un percorso che sia sostenibile. E magari, anche non ammettendolo pubblicamente, che si sia consapevoli del fallimento per evitare, in futuro, gli errori del passato».