“Oggi mi aspettavo che l’argomento di discussione fosse incentrato attorno a una valutazione di un progetto strategico della Regione che avrebbe dovuto finanziare provvedimenti per contrastare le ludopatie. Invece ho constatato con rammarico che la Proposta di legge ha per oggetto la proroga e non interventi di prevenzione e regolamentazione del gioco d’azzardo. Esattamente il contrario, vale a dire proroghiamo e ratifichiamo di fatto che “non vogliamo” proteggere la collettività dal gioco d’azzardo, che non lo dotiamo di norme più stringenti ma solo allunghiamo i tempi. I titolari delle sale da gioco, delle tabaccherie e delle sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore della legge avrebbero dovuto adeguarsi entro i 12 mesi successivi all’entrata in vigore della legge 9/2018 (diventati 24 con le modifiche della legge n.51 del 2018 e prorogati a 48 mesi con la legge n.1 del 2020). Allungando di ulteriori 24 mesi, l’entrata in vigore della legge slitterebbe per un totale di 72 mesi, ovvero sei anni. Paradossale per non dire altro. Eppure già con il decreto Cura Italia di fatto la validità delle concessioni arriva sino a giugno 2022. Quindi questa richiesta di proroga sino a dicembre 2024 è sbagliata e soprattutto dannosa. E’ solo un modo per aggirare la legge. Non si può non tener conto che le sale da gioco sostengono e incrementano il fenomeno patologico della ludopatia, vera e propria patologia che rappresenta una dipendenza comportamentale tale da causare l’incapacità del soggetto «di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse» malgrado la consapevolezza «che questo possa portare a gravi conseguenze» (Ministero della Salute). Dobbiamo finirla con la Calabria delle deroghe e dei rinvii dopo quella dei commissariamenti. Se vogliamo essere una regione “normale” dobbiamo attenerci a quanto previsto dalla normativa nazionale senza ulteriori rinvii.Il gioco patologico è una condizione che incide in maniera estremamente grave e pervasiva sulla vita del soggetto ludopatico ma anche delle persone che gli vivono accanto, compromettendo di fatto l’equilibrio familiare oltre che la situazione finanziaria e lavorativa e, talvolta, portando alla dipendenza ad altre sostanze (come alcool e droga) o, peggio, al suicidio. Quindi il mio no a questo provvedimento è forte e chiaro”.
Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale.