Si è svolto ieri, 5 maggio, presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria il seminario dedicato alla Tutela delle vittime delle mafie, promosso dalla Fondazione Scopelliti.
Il seminario, patrocinato dall’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria, ha trattato l’analisi della Legge 512 del 1999 e della Legge 302 del 1990, alla luce della giurisprudenza, degli orientamenti degli uffici preposti all’erogazione dei benefici, e dei progetti di legge presentati.
Presenti al seminario la presidente f.f. della Corte d’Appello, Dr.ssa Olga Tarzia, Rosanna Scopelliti, presidente della Fondazione intitolata al giudice vittima di mafia e l’Avv. Natascia Sarra, per l’Ordine degli avvocati, che hanno portato i saluti istituzionali.
Tra i relatori, Felice Centineo Cavarretta Mazzoleni, del Foro di Palermo, esperto in tutela delle vittime e responsabile dello Sportello di tutela legale presso la Fondazione Scopelliti; Walter Ignazitto, Sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, l’On. Stefania Ascari, componente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno delle Mafie e Paolo Borrometi, scrittore, giornalista e condirettore dell’Agenzia di stampa AGI.
Gli interventi di tutti i relatori, ed in particolar modo quelli dell’Avv. Felice Centineo e del giudice Walter Ignazitto, hanno incentrato l’attenzione sulla tutela delle vittime di mafia e soprattutto sui requisiti necessari per l’accesso ai benefici a loro riservati, sia per lo stato di vittima previsto dalla L. 302/90, sia per l’accesso al Fondo di solidarietà delle vittime dei reati di tipo mafioso.
Importante il focus sul quarto grado di parentela o di affinità come motivo ostativo, affrontato anche attraverso la discussione sul disegno di legge Ascari: la possibilità di accesso ai benefici non po’ dipendere soltanto dall’affinità, ma ogni soggetto dovrebbe essere valutato per le proprie condotte, per la propria posizione, e per la personale estraneità ad ambienti e rapporti delinquenziali. Si tratta di una norma purtroppo soggetta a un’interpretazione giurisprudenziale restrittiva, e andrebbe attenuata.
“La Fondazione torna a occuparsi pubblicamente della tutela dei familiari delle vittime di mafia – dichiara la Scopelliti – una categoria che non può e non deve essere lasciata sola, poiché subisce spesso la disattenzione dello Stato dovuta, a volte, alla mancanza di una conoscenza approfondita in materia di diritti. È stato un incontro svolto in continuità con quelli precedenti, dedicato principalmente agli addetti ai lavori, che ha avuto inoltre lo scopo di riattivare lo Sportello di sostegno legale alle vittime e ai loro familiari istituito presso la Fondazione. Lo Sportello è aperto non soltanto alle istanze delle vittime, ma anche a quelle di tutte le realtà che vorranno concorrere alla tutela di questa categoria”