Una giornata di forte impegno sociale, quella vissuta dai ragazzi del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri, guidato dal Dirigente Carmela Rita Serafino, in occasione della manifestazione solidale, indetta dal Comitato “Locride per la pace” insieme al Vescovo della Diocesi Locri – Gerace, Mons. Francesco Oliva e all’Assemblea dei Sindaci della Locride, per esternare, ad una voce, la follia della guerra e dei suoi drammatici effetti. Accompagnati dal prof. Renato Lizzi e dalla prof.ssa Maria Romeo, hanno potuto dare un esempio concreto di come è più che mai urgente fermare il conflitto in Ucraina, facendo comprendere come questo evento non è un miraggio lontano, ma tocca ciascuno di noi, nella propria integrità etica e morale. Manifestare per la pace, uniti e compatti, è molto più incisivo di tanti interventi diplomatici, perché se l’unità di intenti parte dal popolo, giungere più facilmente ai governanti.
Bisogna riscoprire l’umanità, la fratellanza, come sottolinea papa Francesco nel documento “Fratelli tutti”, ma, anche, come ha ribadito il Vescovo Oliva nel suo intervento in Piazza Nassiriya, dare importanza al dialogo, alle relazioni, che aiutano a farci conoscere, a scambiarci opinioni ed idee, e quindi a rispettarci. Fin quando non verrà rispettata la dignità di ciascuno, non potremo arrivare alla pace, perché essa, fondamentalmente, è riconoscimento e accettazione dei diritti dell’altro, per fare in modo che non ci siano disuguaglianze e si possa vivere in armonia. Sono gli atteggiamenti di prevaricazione, strapotere politico ed economico, che impediscono la costruzione di un mondo pacifico, accogliente e propositivo.
Siamo, di fatto, in una terza guerra mondiale, e nessun popolo può giustificarla nel Terzo Millennio. In questo tempo ci siamo giunti dopo sacrifici, vittime e stermini, ed è inaccettabile, in un’era così avanzata, tornare a brutalità che appartengono al passato, che distruggono straordinarie tradizioni culturali, artistiche e religiose, per atteggiamenti imperialistici che, oggi, non ci appartengono più. Ciò significa non amare la propria storia, la propria origine e l’orgoglio personale di appartenere alla propria Nazione, che viene umiliata con azioni belliche, cieche e sconsiderate. E’ di fondamentale importanza, quindi, il ruolo educativo della famiglia, ma non meno della scuola, che deve saper rispondere consapevolmente a questi nuovi scenari mondiali, offrendo opportunità formative indirizzate allo sviluppo di un sano senso critico, capace di confrontarsi, attraverso l’ascolto umile e la disponibilità alla differenza, vista non come negatività, ma arricchimento reciproco. “Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze, Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra” (Margherita Hack)