Spostare le lancette della fine dell’estate oltre la mezzanotte del 15 agosto, quando tutto, non si sa perché, comincia a sbiadirsi per lasciare spazio alla malinconia: le piazze, le spiagge, i centri storici. Ogni anno è così: un po’ come l’Epifania, che tutte le feste si porta via, anche il Ferragosto è visto come la fine della bella stagione. Per tutti, forse, ma non per A’ Cantina che nel cuore della cittadella fortificata bizantina, marcatore identitario della Calabria Straordinaria, continua a rappresentare da ormai 11 anni la vera ed autentica proposta culturale enogastronomica permanente. Quella che attrae 365 giorni l’anno, con i piatti della memoria preparati con ingredienti a km0 e di stagione. Qui, è sempre estate, anche in inverno.
Con il suo bonsai di ulivo che arreda lo spazio urbano ed identitario e che richiama all’eredità millenaria di questo territorio, A ’Cantina continua a deliziare i cinque sensi dei suoi ospiti con musica di qualità e ricette genuine.
Come le sarde cariatesi scattiate al vino di Cirò, pesce povero (ma che povero non è) ma dalle infinite proprietà: uno su tutte, poverissimo di mercurio, presente invece nei pesci bistecca e dalle dimensioni più grandi. O ancora il Gambero viola di Cariati, tra le portate più richieste insieme alla cicoria e ai pipi e patate come contorno, preparati come ricetta della nonna vuole.
Quale sia il motivo per il quale la maggior parte dei ristoratori calabresi si ostinino a portare in tavola pesce congelato, salmone o gamberoni dell’Argentina – sottolinea Giovanni Filareti, patron de A’Cantina – resta un mistero inspiegabile. Preferire pesce e tutte le altre materie prime locali, è non solo una questione di gusto, ma di tutela della sovranità alimentare e di sostenibilità.
Tutte le esperienze agroalimentari portate a tavola da Giovanni Filareti sono autoctone. Dall’extravergine alle confetture artigianali in abbinamento ai formaggi, dai liquori e distillati ai formaggi, fino al pane.