Oggi pomeriggio, lunedì 20 marzo, è come di consueto, alle 16 l’appuntamento con la rassegna “Honoris Causa. L’università in Biblioteca” che ospita nella Biblioteca Comunale di Lamezia la presentazione al pubblico delle tesi conclusive dei percorsi di formazione superiore dei giovani del comprensorio lametino, tra i quali il primo ad essere sempre attivo è il giovane graphic designer che realizza le locandine degli eventi, Andrea Torcasio.
Questo pomeriggio verrà discussa la tesi di Marta Novelli di Platania, che si è dapprima specializzata in Archeologia presso l’Università della Basilicata e di recente ha concluso il dottorato di ricerca internazionale di Studi Umanistici dell’Università della Calabria con una tesi dal titolo: “Il merchandising nei musei e nelle aree archeologiche in Calabria: analisi e prospettive di sviluppo innovativo”. La discussione, dunque, verterà su alcune delle più cogenti tematiche legate alla promozione culturale e turistica del territorio. Per usare le parole della stessa Marta Novelli: “Nel settore dei beni culturali la Calabria continui a pagare il prezzo di politiche per nulla attente alla valorizzazione delle potenzialità del territorio, che rimangono abbandonate all’incuria e al disinteresse. Le poche realtà virtuose devono continuamente scontrarsi con la cronica mancanza di risorse economiche e le solite pastoie burocratiche. Risulta davvero esiguo il numero dei visitatori che trovano di frequente difficoltà a raggiungere le sedi museali o le aree archeologiche invase da vegetazione incolta e mal segnalate e i servizi aggiuntivi offerti dai musei risultano purtroppo carenti e affidati troppo spesso alla buona volontà del personale. In quest’ottica si inserisce il progetto di ricerca che ha come obiettivo lo sviluppo del merchandising archeologico calabrese. L’idea innovativa alla base del progetto consiste proprio nel realizzare una linea di prodotti, che nel rispetto del territorio e delle sue peculiarità, possa trasmetterne l’essenza, attraverso un “correlativo oggettivo”, costituito da un simbolo-ricordo a disposizione dei visitatori. È necessario dunque innescare un processo creativo, in grado di produrre tipologie diversificate di oggetti, rispettosi degli elementi identificativi dei luoghi di origine, ma aperti ad un pubblico variegato per età, estrazione sociale e nazionalità, sempre in continuo mutamento. Finora l’attenzione a questo significato del souvenir è rimasta molto marginale e troppo spesso delegata ad una produzione industriale dozzinale, senza alcuna ricercatezza estetica e priva di qualsiasi presupposto culturale. Invece ora l’interesse per il “bello” si amplia, interessando anche realtà meno conosciute. Questa indagine ha consentito sia di comparare le dinamiche socioeconomiche alla base del mercato, sia di confrontarsi con procedure consolidate e assai articolate, in modo da pervenire ad una consapevolezza complessiva del settore.
Gli esiti della ricerca potrebbero trovare, forse, una loro concretizzazione nel rapporto diretto con l’industria, quando sarà indispensabile concretizzare le fasi di ideazione, diversificazione e vendita dei prodotti conciliando i presupposti culturali con la logica del mercato e coordinando i requisiti della qualità con gli obblighi della redditività. Si giungerà così alla realizzazione di una gamma di prodotti, caratterizzati da un marchio identificativo della Regione, che diverranno preziosi strumenti di promozione culturale”.