“Creavo le condizioni perché mi fosse possibile fare bene il lavoro che stavo facendo. E mi sono affezionato all’Università, ai giornali, alla Rai, al teatro. Ho creato le condizioni per cui lavoravo divertendomi”. Così parlava Walter Pedullà nell’intervista del 2021 con Giovanni Paolo Fontana per il programma di Rai Cultura “Scritto, Letto, Detto”, in cui raccontava il suo ultimo libro, “Memorie di un nonagenario”.
Un’intervista riproposta sabato 28 dicembre alle 20.15 su Rai Storia, per rendere omaggio all’ex presidente Rai, scomparso ieri. Nel dialogo con Fontana, Pedullà ripercorreva alcuni momenti della propria vita, partendo dalla natia Calabria e dal ricordo del padre – un sarto “affabulatore” – e della madre che gli aveva dato la spinta “verso l’attività intellettuale perché era dell’idea che dalla miseria del Sud si potesse uscire dalla parte della Cultura”.
Pedullà parlava anche dei suoi numerosi incarichi, ricoperti – spiegava – “con un criterio di fondo: crearmi la condizione di base per essere indipendente e non essere ricattabile”. E tornava poi a un incontro fondamentale della sua giovinezza, quello con il critico Giacomo De Benedetti, ascoltato a Messina in una lezione su Italo Svevo: “Da quel momento – sono le sue parole – io ho lasciato gli studi di Filologia Classica e l’ho seguito come un vassallo segue il proprio signore”.
E c’era spazio, infine, per i ricordi dell’attività di docente, di critico letterario, di giornalista, degli incontri con personaggi come Gadda, Pasolini, Volponi e della sua scelta orientata a un socialismo “sperimentalistico”, da mettere alla prova.