Una fusione di orizzonti capaci di dialogare vicendevolmente a partire da un linguaggio poetico, compendiato in una “dimora dell’essere” quale luogo rivelatore di oltremondanità ed infinito, quella che si è realizzata, intersecando la prospettiva filosofico-dialettica con quella linguistico-semiotica, sabato 27 maggio alle ore 18, presso l’Auditorium “P. Ciappina” del centro di Psicologia di Palmi “Sophia”. Perché l’evento culturale dal titolo: “Tessiture, trame di versi, frammenti di voci, fusioni di materia, un abbraccio tra Filosofia e Linguistica generale”, promosso dai Club service Lions Club ed Inner Wheel di Palmi, presieduti rispettivamente da Antonello Posterino e Maria Teresa Saffioti, finalizzato alla presentazione dell’ultimo testo di poesia della scrittrice palmese, nonchè docente di Storia e Filosofia, Chiara Ortuso: “Apoperai, Resti di poesia”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo e vincitore del primo premio internazionale di Poesia, Arte e Letteratura Isola D’Elba 2021, Ascoltando i silenzi del mare, ha permesso al numeroso pubblico in sala di apprezzare un connubio in cui la cultura classica, rappresentata magistralmente dalla Ricercatrice presso il Dipartimento di lettere classiche Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, Celestina Savoia, ha conversato amabilmente con la speculazione critico-razionale contaminata dall’ars poetica della Ortuso.
Una ricerca meta-intellettuale che, attraverso l’incantevole lettura fornita dalla Savoia del testo dell’autrice, si è condensata, in un’assonanza di intenti e prospettive, a partire dalla relazione, in videomessaggio, del già docente di latino e greco presso il Liceo Classico “A. Canova” di Treviso e dell’Università di Padova, Professor Gianfranco Chioggia, nonché degli interventi della stessa Ortuso alla sua quarta fatica letteraria. A coronamento di una serata vissuta all’insegna di una cultura vibrante e coinvolgente, i ragazzi dell’I.S.S. “N. Pizi” di Palmi, Alessandro Pirrottina, Domenico Loschiavo, Salvatore Bruzzese e Giovanna Luppino, hanno letto ed interpretato alcuni componimenti di “Resti di poesia”, aprendo uno scenario ermeneutico foriero di molteplici quesiti da parte della numerosa platea presente in sala, proiettando il medesimo pubblico entro una dimensione in cui il verso diviene metafora e raffigurazione dell’agire di un uomo sempre più “gettato” nella liquidità di un universo di assurdità e finitezza, catapultando, tuttavia, lo stesso entro quel sortilegio magico, perennemente nomade ed errante, qual è l’esistere nel mondo.