“Non si può parlare di mafia delle estorsioni come non si può parlare di mafia dei triplici appalti, della droga, degli omicidi e così via. Il fenomeno mafioso è lungo e unitario e solo in una visione complessiva, globale, unitaria si possono poi studiare e approfondire adeguatamente le singole strategie e le varie sfaccettature del fenomeno mafioso stesso”.
Ha usato una frase di Giovanni Falcone per iniziare la propria requisitoria, davanti al collegio del maxi processo Rinascita Scott, il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo. Accanto a lui, toga sulle spalle, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il sostituto Annamaria Frustaci. Dietro sono seduti i vertici dell’Arma che hanno partecipato alle indagini: il colonnello del Ros Giovanni Migliavacca, Massimiliano D’Angelantonio, comandante del II reparto investigativo del Ros, il comandante della provinciale di Vibo Valentia, Luca Toti.
Con tutta l’attualità di una frase pronunciata 30 anni fa, De Bernardo ha dato il via ha uno snodo cruciale di un processo istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche vibonesi e i loro sodali.
Secondo De Bernardo, l‘approccio di Falcone a Cosa Nostra era valido 30 anni ed è valido oggi per quanto riguarda il fenomeno della ‘ndrangheta. “Parto da questo – ha detto il pm – perché si è parlato molto nel corso di questi anni di un parallelismo tra questo processo e il maxi processo di Palermo. Si è parlato di parallelismi in termini numerici ma questo è riduttivo, perché i numeri di per sé non dicono niente e nessuno cerca i numeri per i numeri. I numeri significano qualcosa soltanto se sono la conseguenza di un metodo di lavoro”.
De Bernardo, citando Gratteri, ha considerato Falcone e Borsellino come giganti inarrivabili. “Però una cosa questo ufficio la vuole rivendicare con orgoglio – ha detto De Bernardo – e cioè che noi quella lezione l’abbiamo imparata. Della lezione di Falcone e Borsellino abbiamo fatto tesoro. Giovanni Falcone ha inventato un metodo per affrontare il problema della criminalità organizzata. L’idea stessa di coordinamento, la necessità di mettere insieme più cose, è insita oggi nel dna di ogni magistrato degno di questo nome. I numeri sono solo la conseguenza di un metodo e dell’ansia di accertamento completo di un fatto”.
La discussione dell’accusa, che riguarda oltre 300 imputati, ha tardato a iniziare in seguito all’eccezione sollevata dall’avvocato Giovanni Vecchio. Nel corso dell’udienza il pm ha depositato il fermo dell’operazione “Maestrale-Carthago” eseguita ieri nei confronti di 61 persone ma che comprende 167 indagati. Anche le risultanze di questa operazioni hanno rimandando l’inizio della requisitoria visto che è stato necessario creare i videocollegamenti con gli imputati del maxi processo che erano liberi e sono stati arrestati ieri.
Il blitz Rinascita Scott è scattato la notte del 19 dicembre 2019 ad opera dei carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Alla sbarra i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera, Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, Pugliese di Vibo, Pardea-Camillò-Macri’ di Vibo Valentia, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Mazzotta di Pizzo Calabro, Barbieri di Cessaniti, Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, La Rosa di Tropea.