«Siamo quello che dichiariamo di essere o quello che agli altri non permettiamo di vedere?». Nicola H. Cosentino si pone questa domanda davanti al pubblico che ieri è accorso numeroso negli spazi della Feltrinelli di Cosenza diretta da Francesca Branca per assistere alla presentazione del suo ultimo romanzo, “Le tracce fantasma” (minimum fax), tra i dieci finalisti dell’undicesima edizione del Premio Sila ’49. «Il mio libro – continua l’autore, nato nel 1991 a Praia a Mare, ma oggi residente a Milano – non dà risposta a questo interrogativo, però invita ad avere pazienza e ad ascoltare: se ci poniamo in dialogo con chi ci sta vicino, impareremo a conoscerlo anche oltre le apparenze».
“Le tracce fantasma” è la storia di Valerio Scordìa, 38 anni, meridionale trapiantato al Nord, critico musicale con un passato che non passa: l’invidia per l’ex amico, diventato frontman di una band di successo; il tormento per l’ex fidanzata, che ora aspetta un figlio da un altro. «È un po’ la storia irrisolta – continua lo scrittore – della nostra generazione, che può far pace con se stessa solo quando ammette che il rapporto col talento altrui è più nebuloso di quanto si riesca ad immaginare e che, soprattutto, si può conoscere a fondo una persona, un amore, solo viaggiando nel tempo, quindi nella fantasia. Prima capiremo – aggiunge – che siamo dove siamo per i nostri fallimenti, per i libri che non abbiamo letto, per i dischi che non abbiamo ascoltato, per i rimpianti e per gli amori che non sono stati, e meglio sarà: siamo quello che siamo grazie alle strade che non abbiamo imboccato».
In dialogo con Cosentino, che oggi collabora con “La Lettura” del «Corriere della Sera», le giornaliste Rita Campanaro e Maria Teresa Pedace che il volume lo definiscono come «romanzo d’amore e d’avventura», ma trattasi «anche – afferma la direttrice del Sila, Gemma Cestari – di un viaggio nel tempo e nella musica, dove a grandeggiare è un protagonista, Valerio, in cui confluiscono molti personaggi novecenteschi, tutti appartenenti alla famiglia umana del disagio».
Tra l’“Alta fedeltà” di Nick Hornby e una canzone di Ivan Graziani, tra una riflessione sul mondo dei vinili e del digitale e un’altra su quelli che sono i percorsi creativi, “Le tracce fantasma” – il cui titolo «si deve – rivela Cosentino – al collega Fabio Stassi; prima il libro avrebbe dovuto chiamarsi “A suo tempo” o “Sempre festa”» – ha poi un linguaggio assai cinematografico. Motivo per cui l’ultima domanda posta all’autore è se la sua opera diverrà presto un film o una serie tv. «Non lo so, ma se dovesse essere non mi tirerò di certo indietro», è la risposta, in ultimo, di Nicola H. Cosentino, candidato al Premio Sila.