L’ipotesi attraversa il romanzo del sacerdote Enzo Gabrieli edito da Luigi Pellegrini che sarà presentato sabato 21 gennaio nel duomo della città dei Bruzi
E se il genio di Michelangelo avesse fatto radici anche a Cosenza?
Una statuetta d’avorio raffigurante un Cristo alla colonna. Il mistero della sua origine. E la maestosa figura di Michelangelo Buonarroti, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, protagonista indiscusso del Rinascimento, il cui straordinario talento, riassunto nelle fattezze e nei tratti delicati di quest’opera, arriverebbe fino alle nostre latitudini.
Sono i punti cardine, arricchiti da una miriade di efficaci e suggestive interpunzioni letterarie, su cui si basa il romanzo L’Ombra di Michelangelo, scritto da Enzo Gabrieli, che farà il suo esordio sabato prossimo, 21 gennaio, alle 19, nel Duomo di Cosenza. La presentazione del libro, che sarà coordinata dall’attore Marco Tiesi, si annuncia di particolare interesse storico, religioso e culturale. Oltre agli interventi di Cristiana Coscarella, docente e storica dell’Architettura, Arcangelo Badolati, Caporedattore del quotidiano Gazzetta del Sud, e Antonio d’Elia, Presidente dell’Accademia Cosentina e Preside Santo Sepolcro di Gerusalemme, è prevista infatti anche la proiezione del cortometraggio “L’ombra di Michelangelo”. Un lavoro artistico di pregio, accuratamente confezionato dai registi Gianfranco Confessore e Marco Martire sulla base del romanzo di Enzo Gabrieli, e arricchito dalla produzione esecutiva di Ermanno Reda, di cui sono protagonisti gli attori Francesco Bossio, Elena Presti, Carmelo Giordano e Vanessa Pasqua.
Enzo Gabrieli, sacerdote e giornalista, parroco di San Nicola di Bari, uno dei simboli della religiosità mendicinese, è tra l’altro Postulatore per le Cause dei Santi. Non nuovo a contributi di interesse storico-religioso, propone oggi un romanzo avvincente, ricco di colpi di scena, che attraversa un lungo periodo della storia italiana. Dall’epoca rinascimentale, appunto, che, tra la metà del Trecento e la fine del Cinquecento ebbe vaste ripercussioni in ogni ambito della vita e delle attività dell’uomo, fino ai nostri giorni. Il momento in cui, una matassa multiforme di figure, avvenimenti ed eventi, che abilmente Enzo Gabrieli confeziona nel suo romanzo, arrivano finalmente nel cuore della religiosità cosentina. Tra il Duomo, fresco di celebrazione per l’ottocentesimo anniversario della sua consacrazione, avvenuta alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia nel 1222, alcune prestigiose figure della nobiltà locale e della Congregazione che, tra il ‘700 e l’800, ne ha ospitato e valorizzato il ruolo nel contesto cittadino, e la statuetta d’avorio, da tempo gelosamente custodita nel Museo diocesano di Cosenza, posta al centro di un’abile orditura letteraria destinata a lasciare il segno. Non solo riguardo alla fondatezza dell’ipotesi contenuta nel romanzo, circa l’origine michelangiolesca dell’opera, ma anche per i riflessi che la pista investigativa seguita dall’autore potrebbe avere sul piano della valorizzazione turistico-culturale del territorio cosentino e, in generale, della Calabria. I presupposti per ottenere attraverso il romanzo di don Gabrieli questa molteplicità di ricadute ci sono tutti. Non rimane, a questo punto, che verificare una potenzialità “identitaria”, già ricca di interessanti tracce (come la Stauroteca, donata alla città proprio dallo Stupor Mundi, nella particolare circostanza della sua presenza alla cerimonia di consacrazione del duomo, ricostruito dopo il terremoto del 1184), e i realistici sviluppi, anche di carattere economico, connessi a tale potenzialità, di cui la presentazione di sabato 21 gennaio, nel Duomo di Cosenza, potrebbe rappresentare un concreto inizio.