“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
HomeCalabriaReggio Calabria"Ares" 46 condanne e 8 assoluzioni in Appello

“Ares” 46 condanne e 8 assoluzioni in Appello

di Claudio Cordova – Si è concluso con diverse assoluzioni il processo d’Appello, nato dall’operazione antimafia “Ares” condotta nel luglio del 2018 dai carabinieri contro la cosca Cacciola-Grasso di Rosarno. Tutti gli imputati, in base alle indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di droga, estorsione, tentato omicidio, danneggiamenti e detenzione di armi.

L’inchiesta costituiva la sintesi di un complesso lavoro di ricostruzione degli assetti e degli equilibri interni ed esterni alla cosca Cacciola, documentati nel tempo grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e ad un’inchiesta avviata nel settembre 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro sotto la direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Tra gli altri, sono stati condannati a pene pesanti anche Gregorio Cacciola (17 anni), Rocco Elia (14) e Pietro Raso (13 anni).

L’indagine ha fatto emergere che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita dopo la scomparsa di Domenico Cacciola, avvenuta nel 2013, ucciso dai suoi sodali per lavare l’onta di una relazione extraconiugale intrattenuta con una donna riconducibile ai Bellocco, Francesca Bellocco, uccisa a sua volta dal figlio, Francesco Barone, recentemente condannato per il delitto. Il conflitto fra i due clan esplose il 16 settembre 2017, quando un commando capeggiato da Gregorio Cacciola, 38 anni, figlio di Domenico, tentò di sequestrare, in pieno giorno ed in pieno centro a Rosarno, con il fine di condurlo in un luogo isolato e ucciderlo, Salvatore Consiglio, considerato uno degli emergenti della ‘ndrina dei Grasso, tradizionale cosca satellite dei “Cacciola”. L’uomo riuscì a scampare al suo destino reagendo al fuoco con una pistola illegalmente portata all’interno dell’autovettura. Dalle attività investigative avviate dal Gruppo di Gioia Tauro emerse una precisa chiave di lettura delle dinamiche mafiose interne al gruppo Cacciola, ormai scisso dai Cacciola-Grasso.

 

L’indagine ha potuto acclarare che i componenti dei due gruppi in conflitto hanno iniziato a muoversi armati, pronti per sostenere un eventuale conflitto a fuoco, con armi detenute e trasportate attuando diversi escamotage, come quello di occultarle all’interno dei vani di allocazione degli airbag delle autovetture. Le attività tecniche di intercettazione avrebbero consentito di registrare l’attualità delle dinamiche conflittuali, pervenendo anche all’arresto in flagranza di alcuni componenti dei due gruppi, individuandone gli assetti attuali nelle due formazioni omonime dei “Cacciola-Grasso” e “Cacciola”, attribuendo ad ognuno degli associati le mansioni svolte, comprese quelle di promozione, direzione e coordinamento dei due sodalizi, documentandone le iniziative criminali e i rispettivi ambiti di interesse illecito, nel più ampio contesto della società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con proiezioni e rapporti consolidati in altre aree del territorio nazionale ed estero. In questo contesto, il gruppo Cacciola, di pù recente formazione, avrebbe tentato di assumere una posizione egemonica, approfittando della condizione di maggiore debolezza delle famiglie mafiose dei Pesce e dei Bellocco indotta dalle più recenti operazioni di polizia giudiziaria. Sul versante del narcotraffico internazionale è stato documentato il trasferimento di circa 300 kg di cocaina con un elevatissimo grado di purezza (oltre il 95%), importati dai Cacciola-Grasso attraverso emissari delle cosche di San Luca (Rc) in Colombia e grazie ai rapporti con le organizzazioni criminali della penisola iberica, da dove e’ stato possibile documentare il trasferimento di almeno 500 chili di hashish, provenienti dal Marocco, indirizzate alle piazze di spaccio del Nord Italia, specie quelle dell’hinterland milanese e delle province più piccole della Lombardia e del Piemonte.

Diverse, come detto, le assoluzioni. La Corte d’Appello ha infatti disposto l’immediata scarcerazione per Simone Ciurleo, Michele Grasso, Rosario Grasso cl. 88, Giuseppe Nardelli, Giuseppe Nasso e Antonietta Virgiglio. Assolto anche Kevin Petullà, difeso dall’avvocato Francesco Albanese.

Angela Biondo condanna confermata

Francesco Cacciola 12 anni

Giovanni Battista Cacciola condanna confermata

Gregorio Cacciola cl. ’80 17 anni

Gregorio Cacciola cl. ’51 10 anni

Salvatore Cacciola cl. ’82 10 anni

Salvatore Cacciola cl. ’58 8 anni

Vincenzo Cacciola 10 anni e 8 mesi

Serhy Chimbru 8 anni

Antonio Ciurleo condanna confermata

Simone Ciurleo assolto

Salvatore Consiglio 12 anni

Roberto Cutano 9 anni e 4 mesi

Antonio De Santis assolto

Giuseppe Di Marte condanna confermata

Rocco Elia 14 anni

Gianluca Fantasia 6 anni e 8 mesi

Antonio Giampaolo condanna confermata

Domenico Giampaolo condanna confermata

Giuseppe Giampaolo 6 anni

Rocco Antonio Gioffrè condanna confermata

Domenico Grasso condanna confermata

Giovanni Grasso 12 anni e 4 mesi

Marilena Grasso 2 anni

Michele Grasso 3 anni e 4 mesi

Rocco Grasso 12 anni

Rosario Grasso cl. ’88 un anno di reclusione (pena sospesa)

Rosario Grasso cl. ’82 condanna confermata

Dario Giuseppe Antonio Ieni condanna confermata

Francesco Ieni condanna confermata

Francesco Marando 6 anni

Cristea Mihai Merisor condanna confermata

Constantin Merisor condanna confermata

Antonio Mesiti condanna confermata

Giuseppe Mesiti condanna confermata

Antonino Misiano assolto

Giuseppe Misiano assolto

Giuseppe Nardelli un anno e sei mesi (pena sospesa)

Giuseppe Nasso assolto

Fabio Nullo condanna confermata

Emilio Oppedisano assolto

Vittorio Piccolo condanna confermata

Cristian Pagano condanna confermata

Kevin Petullà assolto

Michele Petullà 12 anni

Cristian Angelo Pulvirenti

Giuseppe Quaranta condanna confermata

Giuseppe Raso condanna confermata

Pietro Raso 13 anni e 10 mesi

Giuseppe Sergi condanna confermata

Giuseppe Sorbara 8 anni e 4 mesi

Giuseppe Suriano 12 anni

Antonietta Virgiglio assolto

Vincenzo Zungri condanna confermata

Articoli Correlati