di Claudio Cordova – Si è concluso con diverse assoluzioni il processo d’Appello, nato dall’operazione antimafia “Ares” condotta nel luglio del 2018 dai carabinieri contro la cosca Cacciola-Grasso di Rosarno. Tutti gli imputati, in base alle indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di droga, estorsione, tentato omicidio, danneggiamenti e detenzione di armi.
L’inchiesta costituiva la sintesi di un complesso lavoro di ricostruzione degli assetti e degli equilibri interni ed esterni alla cosca Cacciola, documentati nel tempo grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e ad un’inchiesta avviata nel settembre 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro sotto la direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Tra gli altri, sono stati condannati a pene pesanti anche Gregorio Cacciola (17 anni), Rocco Elia (14) e Pietro Raso (13 anni).
L’indagine ha fatto emergere che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita dopo la scomparsa di Domenico Cacciola, avvenuta nel 2013, ucciso dai suoi sodali per lavare l’onta di una relazione extraconiugale intrattenuta con una donna riconducibile ai Bellocco, Francesca Bellocco, uccisa a sua volta dal figlio, Francesco Barone, recentemente condannato per il delitto. Il conflitto fra i due clan esplose il 16 settembre 2017, quando un commando capeggiato da Gregorio Cacciola, 38 anni, figlio di Domenico, tentò di sequestrare, in pieno giorno ed in pieno centro a Rosarno, con il fine di condurlo in un luogo isolato e ucciderlo, Salvatore Consiglio, considerato uno degli emergenti della ‘ndrina dei Grasso, tradizionale cosca satellite dei “Cacciola”. L’uomo riuscì a scampare al suo destino reagendo al fuoco con una pistola illegalmente portata all’interno dell’autovettura. Dalle attività investigative avviate dal Gruppo di Gioia Tauro emerse una precisa chiave di lettura delle dinamiche mafiose interne al gruppo Cacciola, ormai scisso dai Cacciola-Grasso.
L’indagine ha potuto acclarare che i componenti dei due gruppi in conflitto hanno iniziato a muoversi armati, pronti per sostenere un eventuale conflitto a fuoco, con armi detenute e trasportate attuando diversi escamotage, come quello di occultarle all’interno dei vani di allocazione degli airbag delle autovetture. Le attività tecniche di intercettazione avrebbero consentito di registrare l’attualità delle dinamiche conflittuali, pervenendo anche all’arresto in flagranza di alcuni componenti dei due gruppi, individuandone gli assetti attuali nelle due formazioni omonime dei “Cacciola-Grasso” e “Cacciola”, attribuendo ad ognuno degli associati le mansioni svolte, comprese quelle di promozione, direzione e coordinamento dei due sodalizi, documentandone le iniziative criminali e i rispettivi ambiti di interesse illecito, nel più ampio contesto della società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con proiezioni e rapporti consolidati in altre aree del territorio nazionale ed estero. In questo contesto, il gruppo Cacciola, di pù recente formazione, avrebbe tentato di assumere una posizione egemonica, approfittando della condizione di maggiore debolezza delle famiglie mafiose dei Pesce e dei Bellocco indotta dalle più recenti operazioni di polizia giudiziaria. Sul versante del narcotraffico internazionale è stato documentato il trasferimento di circa 300 kg di cocaina con un elevatissimo grado di purezza (oltre il 95%), importati dai Cacciola-Grasso attraverso emissari delle cosche di San Luca (Rc) in Colombia e grazie ai rapporti con le organizzazioni criminali della penisola iberica, da dove e’ stato possibile documentare il trasferimento di almeno 500 chili di hashish, provenienti dal Marocco, indirizzate alle piazze di spaccio del Nord Italia, specie quelle dell’hinterland milanese e delle province più piccole della Lombardia e del Piemonte.
Diverse, come detto, le assoluzioni. La Corte d’Appello ha infatti disposto l’immediata scarcerazione per Simone Ciurleo, Michele Grasso, Rosario Grasso cl. 88, Giuseppe Nardelli, Giuseppe Nasso e Antonietta Virgiglio. Assolto anche Kevin Petullà, difeso dall’avvocato Francesco Albanese.
Angela Biondo condanna confermata
Francesco Cacciola 12 anni
Giovanni Battista Cacciola condanna confermata
Gregorio Cacciola cl. ’80 17 anni
Gregorio Cacciola cl. ’51 10 anni
Salvatore Cacciola cl. ’82 10 anni
Salvatore Cacciola cl. ’58 8 anni
Vincenzo Cacciola 10 anni e 8 mesi
Serhy Chimbru 8 anni
Antonio Ciurleo condanna confermata
Simone Ciurleo assolto
Salvatore Consiglio 12 anni
Roberto Cutano 9 anni e 4 mesi
Antonio De Santis assolto
Giuseppe Di Marte condanna confermata
Rocco Elia 14 anni
Gianluca Fantasia 6 anni e 8 mesi
Antonio Giampaolo condanna confermata
Domenico Giampaolo condanna confermata
Giuseppe Giampaolo 6 anni
Rocco Antonio Gioffrè condanna confermata
Domenico Grasso condanna confermata
Giovanni Grasso 12 anni e 4 mesi
Marilena Grasso 2 anni
Michele Grasso 3 anni e 4 mesi
Rocco Grasso 12 anni
Rosario Grasso cl. ’88 un anno di reclusione (pena sospesa)
Rosario Grasso cl. ’82 condanna confermata
Dario Giuseppe Antonio Ieni condanna confermata
Francesco Ieni condanna confermata
Francesco Marando 6 anni
Cristea Mihai Merisor condanna confermata
Constantin Merisor condanna confermata
Antonio Mesiti condanna confermata
Giuseppe Mesiti condanna confermata
Antonino Misiano assolto
Giuseppe Misiano assolto
Giuseppe Nardelli un anno e sei mesi (pena sospesa)
Giuseppe Nasso assolto
Fabio Nullo condanna confermata
Emilio Oppedisano assolto
Vittorio Piccolo condanna confermata
Cristian Pagano condanna confermata
Kevin Petullà assolto
Michele Petullà 12 anni
Cristian Angelo Pulvirenti
Giuseppe Quaranta condanna confermata
Giuseppe Raso condanna confermata
Pietro Raso 13 anni e 10 mesi
Giuseppe Sergi condanna confermata
Giuseppe Sorbara 8 anni e 4 mesi
Giuseppe Suriano 12 anni
Antonietta Virgiglio assolto
Vincenzo Zungri condanna confermata