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“Archeologia del femminicidio”: nei Parchi di Crotone e Sibari e nei Musei Nazionali di Matera incontri e iniziative per riflettere sul presente

La violenza di genere attraversa i secoli e anche l’archeologia può farsi strumento di consapevolezza. Con il titolo “Archeologia del femminicidio”, i Parchi archeologici di Crotone e Sibari, in collaborazione con i Musei Nazionali di Matera, promuovono un ciclo di incontri ed iniziative di valorizzazione dedicate alla figura femminile nel mondo antico, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’iniziativa si aprirà giovedì 20 novembre al Parco archeologico della Sibaritide, con il secondo appuntamento dei “Giovedì del Direttore” e un dialogo su “Archeologia del femminicidio: l’antica Roma” con Filippo Demma, direttore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari e direttore dei Musei nazionali di Matera e della Direzione Musei nazionali Basilicata, Elisa Mancini, funzionaria archeologa dei Musei nazionali di Matera ed una delle autrici del volume “Femminicidio e violenza di genere nell’antica Roma” (edizioni. Dielle), a cura di Marina Lo Blundo e con Antonio Gioiello, presidente dell’Associazione Mondiversi Ets – Centro Antiviolenza Fabiana di Corigliano-Rossano. Lo stesso talk, aperto al pubblico, si terrà anche venerdì 21 novembre nella Sala conferenze di Palazzo Lanfranchi, sede dei Musei Nazionali di Matera.

Il 25 novembre il ciclo si concluderà con le “Illustrazioni sul tema”: brevi visite guidate al Museo archeologico nazionale della Sibaritide e al Museo archeologico nazionale di Crotone. I percorsi offriranno una riflessione sulla rappresentazione della donna nell’antichità.

Nei Musei Nazionali di Matera le “Illustrazioni sul tema” saranno incentrate sui reperti della collezione archeologica del Museo Archeologico Ridola (nella sua sede temporanea), dedicati alla figura della donna nell’antichità. La donna nella prima metà del Novecento sarà raccontata invece dai reperti della collezione etnografica esposta nella stessa sede.

“L’archeologia – afferma Iemma – non racconta solo la bellezza e la grandezza del passato, ma anche le sue ombre. Attraverso i reperti e le testimonianze materiali possiamo comprendere come la violenza di genere abbia radici antiche e come, da quel passato, possiamo trarre strumenti di consapevolezza per cambiare il presente. La cultura ed i musei hanno il dovere di farsi parte attiva di questo percorso. Questa iniziativa, che unisce idealmente Calabria e Basilicata, vuole costruire un ponte tra territori e storie, offrendo al pubblico un’occasione di confronto e di crescita condivisa”.

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