Un incontro di carattere è stato quello che domenica 3 luglio si è tenuto alla Casa delle Erbe e delle Agriculture della Locride. Primo appuntamento estivo del programma outdoor Teatro, scritture e visioni “FUORI ROTTA” per la riflessione su temi peculiari del nostro tempo, nello scenario della vallata sotto il monte Tri Pizzi, ad Antonimina. La rassegna, alla sua terza edizione, è ideata e curata da Marò d’Agostino, architetto e paesaggista che ha fatto del suo giardino il luogo elettivo di relazioni che si stanno sviluppando dentro e aldilà del territorio locrideo e calabrese a costruire una vera e propria comunità tra coloro che si riconoscono nelle cifre di una qualità naturale del vivere. E dell’arte indipendente un linguaggio con cui parlarsi, una traccia cui riferirsi per conoscere e districarsi nella complessità del mondo. Fulcro della serata è stato il poliedrico genio creativo di Francesco Cusa, uno dei protagonisti della scena più innovativa e non allineata della musica improvvisata italiana. Batterista, compositore, direttore di diverse formazioni, scrittore e poeta. Le differenti peculiarità dell’artista catanese si sono srotolate come un papiro prezioso senza stacchi e suddivisioni settoriali con l’attenzione sempre viva e partecipe del pubblico: un dialogo a più voci tra l’autore, la stessa curatrice, il batterista Tonino Palamara, collaboratore della Casa delle Erbe e il giornalista Gianluca Albanese, direttore della testata online Lente Locale che ha introdotto gli stessi. Si è partiti con la presentazione del romanzo “VIC” – Algra Editore (2021), sorta di diario surreale popolato dai personaggi “estremi” d’una provincia “estrema”: esseri reali e immaginari con protagonista principale Vic, un ragazzo-uomo maturo, scrittore irrequieto di incipit. Il romanzo si sviluppa come un continuo scavo psicologico e metafisico teso a smascherare il velo del “tremendo” che pare avvolgere la fisica e la morfologia di Cotrone, luogo immaginario del Sud dell’Italia, dove egli vive.
Senza soluzione di continuità, come del resto suggerito dallo stile di Cusa, segnatamente interdisciplinare e colto, si è poi aperta una finestra su “Il Mondo Chiuso” la raccolta di poesie – Robin Edizioni (2021) – che rivela una dimensione più evocativa e meno caustica del mondo cusano, con un uso creativo della parola che tende a scardinare i limiti della forma e del significato e si articola con ironia su vari piani interpretativi. Come nel romanzo, i temi del tempo e della morte si intersecano con la costante tensione dell’autore verso una riqualificazione della realtà sociale ed etica e con lo smascheramento di quanto è nascosto e chiuso.
Appunti, letture, ossimori, metafore, aforismi, il dialogo si è calato nell’ atmosfera dolcemente ventilata, intima e condivisa della sera inoltrata; nell’abbraccio generoso delle querce secolari le parole magicamente si sono trasformate in suoni. Un linguaggio comunque materico è la musica di “Minimal Works” (Improvvisatore Involontario/Kutmusic), magnifica ricerca del FCTtrio che sviluppa un’idea quasi minimalista di composizione istantanea. Formato da Tonino Miano/ pianoforte-keyb, Riccardo Grosso / bass, Francesco Cusa/ drums, compositions, il nuovo organico, che esplora i territori delle composizioni originali e della poliritmia riproponendole in chiave acustica, alla Casa delle Erbe ha accolto le scintille creative dell’istante sviluppando cellule sonore frutto delle influenze ambientali, degli umori del momento, delle suggestioni e, altresì, della raffinata e straordinaria sapienza musicale di ognuno di loro. Vibrazioni altissime hanno incollato i presenti all’ascolto in un evento da ricordare.