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Gianluigi Paragone a Cosenza, il “terminator” che intende disfarsi dei vecchi leader: “Così come democraticamente li abbiamo creati, democraticamente li distruggeremo”

di Roberta Mazzuca – Tempo avverso e forte pioggia non sono stati sufficienti a far desistere l’ex grillino Gianluigi Paragone, neoeletto Segretario della forza politica Italexit per l’Italia, dal tenere a Cosenza, in una non troppo affollata piazza Kennedy, il pubblico comizio rivolto a simpatizzanti e attivisti provenienti da tutta la Calabria. Un comizio prevedibilmente fuori dalle righe, in cui argomenti di forte presa sull’opinione pubblica, quali vaccini e diritto al lavoro, hanno fatto da contrappeso ad una, seppur esasperata, ma pur sempre riconoscibile, retorica politica. Insieme a lui, a sostenerlo dal piccolo palco allestito in piazza per l’occasione, la dirigenza provinciale, rappresentata dal coordinatore Raffaele Vena, dal responsabile organizzativo Francesco Catalano, dal tesoriere Saverio Bisceglia, e dal segretario cittadino Francesco Civitelli.

“Ci stanno privando del diritto alla sanità pubblica, al lavoro, alla libertà” – esordisce sotto una ancora fitta pioggia quella che si definisce “l’unica voce di opposizione al governo Draghi”. “Oggi ho sentito e ho letto di una signora che aspettava un trapianto, che le è stato negato perché non vaccinata. Nella Costituzione non c’è scritto che il diritto alla salute prevede l’obbligo vaccinale. Nella Costituzione non c’è scritto da nessuna parte che il corpo dei cittadini è dello Stato” – tuona ancora il leader di Italexit. “I cittadini sono lo Stato, non dello Stato”. “Noi saremo garanti della Costituzione”. “Dopo la pandemia ci sarà la crisi dei diritti”. Sono solo alcuni degli slogan lanciati da Paragone all’esigua ma partecipativa platea dinanzi a lui. Argomenti che fanno presa sugli ascoltatori, temi sicuramente di rilevanza per il paese e per i cittadini, ovattati però da una retorica non sempre in sintonia con i dati reali.

Italexit e il complottismo: “Le varianti aumentano perché generate dai vaccinati”

Passa, poi, al tema del lavoro, della precarietà dei contratti, tornando anche qui a quella che è l’argomentazione di fondo a lui più cara che, come un fantasma, aleggia in ogni suo discorso: “Se io sono sano, non devo dimostrarti di non essere malato. Arriverà il momento della verità, perché i dati iniziano a parlare chiaro, e sul vaccino si dovranno dire come stanno le cose”. Di quali dati Paragone parli non è molto chiaro, ma tra complotti e accuse, non c’è tempo di sapere.
“Il problema non siamo noi, ma sono quelli che si sono vaccinati, che si stanno ammalando e che non escono dalle conseguenze delle vaccinazioni” – continua animatamente tra applausi e urla di approvazione. Una posizione dichiaratamente “no-vax” quella di Paragone e del suo movimento, che rincara la dose addossando agli stessi vaccinati la responsabilità della diffusione delle varianti: “Le varianti aumentano perché sono generate dai vaccinati”. “Iniziano anche LORO, i virologi, a dire che qualcosa non torna”. Anche in questo caso, di quali virologi si tratti, non è dato sapere.

“Aveva ragione lui” – tuona ancora il leader ex pentastellato (che oggi rifiuta persino il suono di una parola che un tempo, invece, lo rappresentava) riferendosi allo studioso Luc Montagnier, famoso per aver scoperto il virus HIV, ma anche per aver promosso una serie di teorie pseudoscientifiche riguardo all’AIDS, alla cosiddetta memoria dell’acqua e, appunto, ai vaccini, oltre che sostenitore di diverse teorie del complotto. Una personalità, insomma, che fa gola citare a chi di quei complotti e di quelle teorie fa il principale argomento di battaglia della sua “rinnovata” azione politica. Un’azione che si nutre di un linguaggio neutro, fatto di accuse a entità indefinite, che trovano una materializzazione soltanto quando il discorso si sposta sui noti personaggi dell’attuale panorama politico: “Mario Draghi e Vittorio Colao arrivano uno dal mondo finanziario, e l’altro da quello delle multinazionali. Io non voglio che gente che è al governo senza i voti possa stravolgere la Costituzione italiana, i diritti, e le libertà”.

Digitalizzazione, “un modo per controllarci tutti”. Paragone contro “le tappezzerie del sistema”

Ancora, il PNRR per favorire la digitalizzazione sarebbe solo “un modo per instaurare il controllo”: “Il ministro Colao parla di identità digitale. Che cos’è l’identità digitale? Un modo per controllarci. Io mi tengo la mia carta d’identità, non sono un QR Code, io mi chiamo Gianluigi Paragone”. Un nome che, sicuramente, ha dato vita ad un personale fenomeno politico, seguito su Facebook da un milione e mezzo di persone, e che riscuote oggi il 4,5% dei consensi.

“Li voglio vedere i pentastellati tornare in piazza, Giggino di Maio mettere la faccia nelle strade, quanto vi hanno preso per il culo dicendo: la nostra scorta è il popolo?”. “Siete le tappezzerie del sistema” – urla contro i grillini quasi li avesse di fronte. E ne ha per tutti: Conte, Draghi, Colao, Arcuri, Di Maio: “Così come democraticamente li abbiamo creati, democraticamente li distruggeremo”. Un terminator dell’epoca moderna Paragone, che non risparmia parole neanche al leader della Lega, Matteo Salvini: “Ora sono aumentati gli sbarchi, e inizierà a fare i post. Lui questo sa fare”.
Leghisti, Cinque Stelle, Forza Italia, la sua rabbia non indietreggia di fronte a nessuno, ed è la volta di Renato Brunetta: “Un uomo malvagio dentro. Un miracolato che fa il ministro e si permette di parlare ai lavoratori in un modo cattivo e irrispettoso”. “Me lo ricordo quando diceva che dovevamo fare i tamponi su per il naso perché dovevamo soffrire. Ma vaffanculo” – urla tra infiniti applausi.

“Non ne posso più di vedere un paese dove se ti chiami Benetton continuano a darti i soldi, non ne posso più di vedere un paese dove salvano le banche e strozzano gli imprenditori, i cittadini e le famiglie, non ne posso più di vedere un sistema dove le multinazionali sfruttano i lavoratori. Farabutti!”.
Il richiamo al Made in Italy, al ritorno al passato del paese, al peso elevato delle tasse, alla necessità di uscire dall’Europa, alla guerra in Ucraina: “Chi è che guadagna con l’emergenza? Big Pharma e mercato delle armi. La pace si costruisce senza armi, con un negoziato, con una mediazione. Ma gli americani non ne vogliono, e questa guerra diventa sempre più la guerra degli Stati Uniti di Biden contro la Russia”.

Da no euro a no vax, a Montagnier e Putin, Paragone ripropone nella città dei Bruzi i punti forti del suo agire politico: in mezzo alla gente, protesta contro le restrizioni, il Governo, i vaccini, il green pass, attirando elettori delusi di Lega e M5S, e promettendo loro un finale differente: “Statene certi, noi non vi tradiremo”.

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