Tre persone sono state arrestate per furto aggravato ai danni dello Stato poiché sorprese dai carabinieri del Nucleo Forestale di Cirò a eseguire lavori di estrazione abusiva con mezzi meccanici di materiale inerte dall’alveo del fiume Nicà, tra le province di Crotone e Cosenza e, precisamente a ridosso del confine tra i Comuni di Crucoli (Kr) e Terravecchia (Cs). Si tratta di un trentacinquenne di Crosia, un cinquantunenne e un cinquantottenne, entrambi di Cariati. L’operazione rientra nell’ambito della campagna ‘Fiume sicuro 2025’, pianificata dal Comando carabinieri per la Tutela Forestale e dei Parchi finalizzata a prevenire e reprimere gli illeciti ambientali. I militari, nel corso dei controlli, hanno notato la presenza di mezzi meccanici fermi sulla superficie golenale dell’asta fluviale, dove erano evidenti i segni di un cantiere di movimento terra e, insospettiti, si sono appostati a distanza. L’intuizione è stata confermata poco dopo, quando sono giunte sul posto tre persone che, ignare di essere osservate, hanno ripreso a eseguire il prelievo di massa inerte con l’ausilio di mezzi a motore. I militari sono quindi intervenuti identificando i tre che, alla richiesta senza esito di esibire le autorizzazioni, sono stati arrestati per furto aggravato in flagranza ai danni dello Stato, come richiesto dalla Procura di Castrovillari.
Dai controlli è emerso, inoltre, che gli operai fossero intenti a livellare la buca scavata, per una estensione e profondità di svariati metri, reinterrando terre da scavo miste ad altri rifiuti provenienti da attività di demolizione (laterizi e calcinacci, calcestruzzo, traversine ferroviarie, eccetera). A seguito di ciò è scattato anche il sequestro dei veicoli utilizzati per le attività illecite. I tre sono stati sottoposti a giudizio per direttissima in quanto riconosciuti colpevoli e condannati alla reclusione tra i 6 e gli 8 mesi, con pena patteggiata e sospesa, oltre che al pagamento di una multa. I tre sono stati, inoltre, denunciati insieme al titolare della ditta crotonese per cui lavorano, attiva nella gestione di un impianto di recupero inerti non lontano dalla zona dello scavo. Dovranno, infine, difendersi anche dalle accuse di invasione di terreni demaniali in area vincolata, gestione illecita di rifiuti nell’esercizio di attività d’impresa, deterioramento di beni paesaggistici, modifica dello stato dei luoghi e ulteriori profili di responsabilità in campo ambientale in fase di verifica.