Il valore della partecipazione attiva, l’esigenza di mettersi in gioco e lavorare per il presente e il futuro della propria terra sono tra gli argomenti che Vito Teti, antropologo e saggista catanzarese, ha trattato nel suo ultimo libro, “La Restanza” (Vele – Giulio Einaudi editore, 168pp.) e che ieri sono stati affrontati dall’autore nel corso dell’appuntamento promosso dalla Camera di Commercio, assieme all’associazione Gutenberg Calabria, per presentare il volume.
In quella che è stata una “coda” alla diciannovesima edizione del “Progetto Gutenberg”, il secondo appuntamento promosso in sinergia dall’Ente e dall’associazione dopo la presentazione de “La città delle ombre” di Piero Bevilacqua, l’autore ha così approfondito temi di stringente attualità quali le prospettive per il futuro della Calabria alla luce dello spopolamento dei borghi, del miraggio South Working, del bisogno che la Calabria ha dell’operosità concreta dei suoi figli: «In questo periodo molte cose sono cambiate, conosciamo oggi uno spopolamento che è drammatico per il futuro della regione: chi è rimasto, ora, si pone il problema di cosa fare qui. Restare per cambiare, allora, altrimenti non avrebbe senso rimanere. La salvezza della Calabria non verrà da fuori, ma per forza da noi: maggiore consapevolezza e partecipazione attiva, allora, sono gli strumenti perché si giunga alla salvezza, alla costruzione di una nuova comunità capace di incidere sui processi locali e globali», ha detto l’autore.
All’iniziativa hanno preso parte il Commissario straordinario dell’Ente camerale, Daniele Rossi; la responsabile della biblioteca camerale e curatrice del ciclo di appuntamenti culturali dal titolo “Culture [è] Economia”, Raffaella Gigliotti; Enza Pettinato, dell’associazione Gutenberg Calabria; Antonio Bagnato, insegnante di Storia e Filosofia. Ha moderato il dibattito Gianfranco Manfredi, giornalista e scrittore.
Per Rossi «il tema della cultura e della sua valorizzazione è centrale nell’attività della Camera di Commercio di Catanzaro. Come dico sempre, non è affatto vero che con la cultura non “si mangia”, anzi è spesso vera la relazione positiva tra cultura e crescita economica e sociale di un territorio. “La Restanza”, in questo senso, mette in evidenza proprio l’importanza che la partecipazione attiva alla vita sociale, culturale, politica ricopre nella nostra regione: il lento ma inesorabile declino avviato dallo spopolamento porta con sé un depauperamento delle competenze professionali, delle capacità umane, delle sensibilità che sono patrimonio immateriale ma impagabile su cui la Calabria deve fare affidamento per emergere, per svilupparsi, per crescere».
Il dibattito sui temi dell’incontro ha visto anche gli interventi di Emilio Leo e di Luca Calvetta. Il primo è titolare dell’omonimo storico lanificio di Soveria Mannelli, mirabile esempio di “restanza”, di pervicace e convinta voglia di rimanere saldamente ancorati al proprio territorio pur con la capacità di guardare non solo alle tradizioni, ma anche all’innovazione e alla capacità di fare impresa a carattere internazionale facendo sì che la ricaduta positiva dell’attività contribuisca a migliorare il contesto economico e sociale del territorio d’origine.
Il secondo è un regista, autore del docufilm dal titolo “Il paese interiore” che è nato proprio sulla scia delle ricerche di Vito Teti e del racconto che l’antropologo ha fatto della Calabria. Nel suo intervento ha quindi ripercorso il viaggio alla scoperta di quella Calabria che giorno dopo giorno si spopola e viene abbandonata, per un motivo o per un altro, dai suoi figli.