“Amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”.
Sono parole di straordinaria energia umana e civile e di una lancinante lucidità quelle pronunciate da Paolo Borsellino, al quale Palermo non piaceva, eppure ha imparato ad amarla con tutto se stesso.
E’ quanto dichiarano congiuntamente in una nota il Gran Priore della Calabria del Sovrano Ordine Monastico Militare dei Cavalieri Templari Federiciani, l’Avv. Filomena Falsetta, e il Cav. Pasquale Giardino, Comandante Nazionale della Legione “Socialis Artibus”.
Un sentimento forte, liberato da un luminoso processo interiore: l’amore per la sua terra, che attempatamente, giorno dopo giorno, si accostava sempre di più all’amore per la moglie, per la madre, per i figli.
Ebbene, quel processo interiore non è culminato in una condanna a morte, al contrario di quanto possa sembrare, ma si è chiuso con la “sentenza della passione civile”, che Borsellino ci ha lasciato in eredità, e che oggi abbiamo il dovere di applicare a quella realtà sociale che non ci piace, sprigionando tutte le nostre forze, morali, intellettuali e professionali per poterla cambiare.
Quella sentenza contiene infatti le ragioni limpide ed esigenti che debbono sostenere il nostro agire pubblico.
Ogni volta che le Istituzioni, le Forze dell’Ordine e la società civile ricordano quelle ragioni e rendono omaggio nei nostri territori ai martiri della democrazia e prestano allo Stato intelligenza, sentimenti e passione civile, rappresentano. E ogni rappresentazione è innovazione, costruzione, filo conduttore dell’interesse pubblico e di ogni politica democratica.
Dietro quella sentenza, si cela il modo di esercizio del potere, in termini di imparzialità amministrativa, di autonomia del giudizio, di disciplina nell’adempimento delle pubbliche funzioni.
Quella sentenza è ancoraggio per i giovani, in quanto rappresenta una perpetua lettura della lungimiranza, della pazienza, del coraggio, della riservatezza e della schiva dolcezza di Borsellino, e che fanno da guida.
E’ vero, il tempo a disposizione per realizzare tutto questo, sia pure imperfettamente, non è molto – concludono i Rappresentanti dell’Ordine -, ma i frutti che quella sentenza ha prodotto sono eterni.