di Paolo Ficara – Non ve ne andate, soffriremmo di nostalgia. La sequela di perle mensili, a volte settimanali, della stagione calcistica 2023/24 meriterebbe di essere raccolta in un libro. Quasi un peccato aver seguito con estremo distacco. Per stabilire la “pinocchiata” del mese di aprile 2024, c’è una bella corsa a due.
Il dilemma tra “o prendiamo il Sant’Agata o facciamo la squadra”, in teoria, dovrebbe vincere facile. Farebbe già ridere così, senza tante spiegazioni: in quale delle due direzioni si sarebbero rivolti massicci investimenti, nella stagione in corso? Per quale motivo dovrebbe spuntare fuori un nuovo e più consistente salvadanaio, nel giro di pochi mesi? Tale da consentire perlomeno l’acquisto di un centravanti serio in caso di rinuncia totale al centro sportivo? Ricordando, ovviamente, come la struttura di via delle Industrie sia al momento occupata – e pagata – per metà.
Ma non solo. Poniamo che il Sant’Agata abbia costi eccessivi. Allenarsi altrove è gratis? La foresteria usata come alloggio, in assenza di essa, comporterà sistemazioni alternative per almeno quindici calciatori. Vedremo quali albergatori o privati locali sfideranno la sorte. Già ci immaginiamo musichette da film western, ad ogni tentativo di riscuotere l’affitto.
Nel momento in cui si presenta un business plan nel quale sono messe nero su bianco le migliori intenzioni per utilizzare il Sant’Agata, anche monetizzando grazie alla struttura, poi non si può scambiare la Città Metropolitana per la Caritas. Però se altrove ci sarà chi taglierà l’erba del campo, concederà gli allenamenti e magari presterà anche il detersivo per lavare gli indumenti, ci inchineremo. Anche perché non sarebbe la prima volta, dopo l’esperienza a Gallico nel 2018.
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Per coerenza, però, andrebbero svincolati Porcino, Salandria, Girasole, Provazza, Zucco e Perri. Dato che il Sant’Agata aveva un senso 30 anni fa, e adesso è obsoleto. Adejo e Barillà vi sono entrati ad inizio secolo, quindi non li contiamo. Così chi ripartirà dopo il prossimo fallimento – entro il 2028 di questo passo – non avrà neanche la base di giocatori autoctoni. E dovrà prendere almeno cinque giocatori in più a cui mantenere l’alloggio.
Il mese di aprile vanta però un’altra perla. E dunque, lasciamo la scelta al pubblico su quale meriti il gradino più alto del podio. “Volevamo chiamarla Fenice Reggina”. Dove? Quando? Come? Nell’immagine dell’articolo, trovate l’inequivocabile domanda di affiliazione. Nella quale va inserito, come ovvio, lo stesso nome statutario. Non modificabile a stagione in corso.
A proposito: come sta andando in classifica la squadra femminile?