Dal ministro Burlando alla direttiva ETS, passando per il Ponte dello Stretto.
Ancora una volta il porto di Gioia Tauro è costretto a contrastare i pericoli che arrivano dal fuoco amico. Il potere politico degli ultimi trent’anni non è soddisfatto della crescita di Gioia Tauro e, con una certa ciclicità, sferra continui attacchi allo scalo calabrese. È inaccettabile pensare a Gioia Tauro come deposito dei materiali che servano alla costruzione del ponte. Vorremmo sapere qual è quella mente deviata che pensa di affossare l’economia calabrese illudendola che il ponte porterà dei benefici. Noi non siamo contro la realizzazione del ponte ma certamente faremo le barricate se questo governo non troverà altre soluzioni per lo stoccaggio dei materiali.
L’unica certezza oggi è che nello scalo calabrese trovano occupazione oltre 3000 donne e padri di famiglia che, sicuramente, all’inizio dei lavori perderanno il posto di lavoro a vantaggio di un’opera straordinaria di cui si potrà conoscere la data della posa della prima pietra, ma certamente non quella della consegna. Ormai è storia che lo sviluppo del porto e la professionalità dei lavoratori abbiano dato fastidio a tutti i governi che si sono alternati dalla metà degli anni 90, con continue iniziative mirate solo a danneggiare lo scalo calabrese in favore dei porti del Nord. Ribadiamo ancora una volta che la continua crescita e lo sviluppo del porto calabrese, può trasformare tutto il territorio italiano nel retro porto più grande del mondo.
Inoltre, non possiamo dimenticarci dei 100 lavoratori ricollocati da un recedente esubero, nell’Agenzia del lavoro in attesa di una risposta che il Governo si rifiuta a dare.
La posizione dello scalo gioiese è strategica (anche in questo momento contrassegnato dalle problematiche del Mar Rosso) cosa che lo rende importante concorrente rispetto agli altri porti del Mediterraneo e, sicuramente, non ai porti italiani. Gioia Tauro, il suo porto e la sua area retro portuale, sono il valore aggiunto della portualità italiana. Chiediamo, quindi, che venga immediatamente costituito un osservatorio di controllo permanente, che veda la partecipazione attiva delle parti sociali, affinché non si assista alla chiusura definitiva dello scalo.