Apprezziamo molto gli interventi e la sensibilità di diversi rappresentati istituzionali – dichiara Salvatore Martilotti, presidente del “Comitato Pescatori Calabria” – tesi a cercare di risolvere i gravi problemi socioeconomici del settore pesca, in particolare quelli legati alle pesche tradizionali. E’ una crisi che viene da lontano per la mancata deroga nel 2011 alle pesche tradizionali, come la sardella, da parte dell’Unione europea. Le difficoltà per i pescatori artigianali diventano tangibili con la filiera ittica attraversata da una grave crisi confermata dai dati reali con la diminuzione delle imbarcazioni, degli occupati, delle catture e del valore della produzione. La tendenza risulta preoccupante, quasi da “allarme rosso”, se consideriamo che la flotta calabrese si caratterizza per una forte componente artigianale con un forte impatto sul tessuto economico locale.
Molte sono le cause di questa situazione, ma la scadenza delle deroghe previste dal Regolamento 1967/2006 al 31 dicembre 2010 per le cosiddette pesche tradizionali (bianchetto, cicerello e rossetto) diventa la causa di forti preoccupazioni e tensioni crescenti nelle marinerie calabresi per l’impossibilità a svolgere legalmente la tradizionale pesca del “caviale calabrese”. E’ da sottolineare che l’attività delle pesche tradizionali sugli ambiti locali coinvolge circa il 65% circa delle imbarcazioni di piccola pesca artigianale. Concordiamo – continua Salvatore Martilotti – con la linea di intervento della Regione Calabria con l’avvio di progetti sperimentali per la raccolta di dati socio-economici e ambientali, ma forse si è posta poca attenzione negli anni passati al pericolo di cessazione delle deroghe. Il mancato esercizio di questa attività sta comportando dal 2011 una secca perdita economica delle micro-imprese, in prevalenza a conduzione famigliare, oltre ad un significativo aumento della disoccupazione in un settore già in crisi. Bene, in questa fase, il ruolo della Regione per tutelare le produzioni di qualità dei piccoli pescatori.
Infatti, in Calabria l’attività del bianchetto ha rappresentato storicamente oltre che una specificità e una delizia gastronomica, tanto da essere definito “il caviale calabrese”, ma anche un’importante integrazione del reddito. In riferimento agli indicatori economici, occupazionali e sociali per mantenere “in equilibrio” il segmento più rilevante della pesca regionale, c’è bisogno certamente di una forte attenzione di tutti i livelli di rappresentanza per individuare una soluzione stabile per assicurare un futuro più sereno al “caviale dei poveri” o meglio al “Caviale di Calabria”. Oltre agli indicatori raccolti e da raccogliere con la sperimentazione in atto da parte della Regione, il problema diventa cosa possiamo proporre alle probabili richieste di chiarimento della Commissione Europea per avere un futuro più tranquillo? Sarebbe opportuno avanzare una proposta complessiva per avere una norma precisa ed evitare una eventuale interruzione delle campagne di pesca che tradizionalmente sono stati i mesi da febbraio ad aprile per sessanta giorni.
Ma, dopo la fine della campagna elettorale ci sarà la stessa attenzione? E’ chiaro che i prossimi mesi saranno decisivi per dare certezze a svolgere questa attività, altrimenti la mancanza di attenzione farà crollare la fiducia. E, pertanto, ai rappresentanti istituzionali si rende urgente una raccomandazione: la pesca calabrese è di fronte ad una vera e propria emergenza che rischia di avere contraccolpi socioeconomici e occupazionali devastanti e in attesa del riconoscimento di una specificità delle nostre comunità costiere da parte di Bruxelles, la Regione, a nostro parere, è chiamata ad uno sforzo importante con il varo di un “Piano Pesca Straordinario” per rispondere ad una crisi straordinaria della piccola pesca che ha un rilevante impatto sul tessuto economico locale, e in particolare dovrebbe intervenire con provvedimenti urgenti quali: la dichiarazione dello stato di crisi del settore agevolando l’attivazione di misure di sostegno socio-economiche a favore dei piccoli pescatori artigianali; attivare e rendere operativi in tempi brevi gli strumenti di gestione partecipata già normati della Legge regionale di settore (L. 27/2004 ) quali: L’Osservatorio regionale della pesca e dell’acquacoltura, il Tavolo azzurro e la Consulta regionale della pesca; Elaborare il Programma triennale regionale della pesca e dell’acquacoltura, unico e vero strumento di programmazione del settore, dotandolo di una copertura finanziaria adeguata a sostenere progetti di innovazione e modernizzazione del settore; Assicurare un futuro alla trasformazione artigianale e alla gastronomia veri e propri marcatori di identità che potranno accompagnare il “gravoso processo di cambiamento in atto” guidandolo verso un nuovo modo di guardare a questa attività produttiva e al ruolo delle micro-imprese nella filiera. Speriamo, conclude Salvatore Martilotti, di avere risposte adeguate alla crisi della sardella e arrivare ad una soluzione che tuteli questa pesca tradizionale, uno dei simboli della pesca in Calabria, ma anche una delizia gastronomica alla quale non si può rinunciare.